Acna di Cengio – Prima i veleni ora il bidone
“Martedì 28 novembre dallo scalo ferroviario interno allo stabilimento Acna di Cengio partirà l’ultimo treno per la Germania con un carico di reflui salini essiccati”. E’ il comunicato dell’ufficio stampa del Commissario delegato per lo stato di emergenza nel territorio di Cengio e Saliceto (il prefetto Giuseppe Romano). Dopo cent’anni di veleni la storia dell’Acna si è finalmente chiusa? Purtroppo, no. Certe storie, si sa, non finiscono mai.
Ci sono ancora molte cose da fare ricorda, con evidente preoccupazione, Nicola de Ruggiero, assessore all’ambiente della Regione Piemonte: sono stati svuotati i cosiddetti lagoons (lagunaggi), ma la bonifica dell’intera area, della valle e del fiume Bormida che pochi chilometri dopo Cengio entra, appunto, nel Piemonte, è ben lontana da essere finita. La Regione Piemonte – aggiunge – deve assolutamente condividere con gli altri soggetti interessati il percorso da intraprendere.
La preoccupazione per il destino dell’intera area riguarda anche il protocollo d’intesa firmato tra l’Eni, proprietaria dell’Acna, e la Regione Liguria il 26 luglio 2006 che prevede la vendita a Cengio Sviluppo, società a capitale pubblico con Regione Liguria, Provincia di Savona e Comune di Cengio tra gli azionisti, degli immobili e dei terreni dell’ex Acna a un prezzo che dovrà essere concordato entro la fine dell’anno. In quell’occasione Burlando dichiarò che questi terreni saranno poi ceduti a imprese interessate ad avviare attività compatibili con l’ambiente (Il Sole 24 Ore, 27 luglio 2006).
Il 20 novembre diverse associazioni ambientaliste del Piemonte si sono espresse con un comunicato contro questo accordo perché: 1) prevede “testualmente che l’ENI non sarà, per nessun motivo, chiamata a rispondere di contaminazioni passate o future, che si evidenziassero successivamente al sesto anno dalla certificazione di avvenuta bonifica e addirittura questo termine temporale potrà essere anticipato di quattro anni”; 2) ammette la possibilità che l’ENI trasferisca a Cengio Sviluppo l’attività di presidio ecologico del sito che, è bene rammentarlo, potrebbe durare anche centinaia di anni (“in questo modo l’ENI potrebbe finalmente riuscire a liberarsi del “bidone” Acna e, come se non bastasse, verrà pure pagata”); 3) ignora il fatto che il sito di “Cengio e Saliceto” è un sito di interesse nazionale, sul quale è territorialmente competente anche la Regione Piemonte. (ilnostrogiornale.blogspot.com/2006/08/comunicato-stampa-dell-associazione.html).
Stando così le cose, quella di Cengio è una bonifica che a tutt’oggi non si sa quanto ancora costerà e quando finirà. Ma si comincia a sospettare chi invece pagherà
(Oscar Itzcovich)