G8 e dintorni – Se la cronaca vera non interessa più

Tra notizie taciute o ignorate, nel senso di mancate, è difficile distinguere. C’è di mezzo anche una linea editoriale che spesso privilegia la “foffa”, l’aria fritta, a un tipo di informazione puntuale che può creare imbarazzi, quindi automaticamente da bocciare come poco moderna. Fatto sta che il fenomeno dei “buchi” più o meno volontari è in crescita, specie sul fronte della cronaca cittadina. Un esempio, fra i tanti, viene da una doppia notizia oscurata, nonostante si riferisse alla caserma di polizia di Bolzaneto tristemente nota come teatro di orribili violenze ai tempi del G8, quindi obiettivo per molti versi “sensibile”.


Primo, un’inchiesta della magistratura porta alla scoperta di armi pesanti, da guerra, quali granate e pezzi smontati di artiglieria, in un deposito interno del Reparto mobile, dove non c’era alcuna ragione perché vi si trovassero, dal momento che estranee alle dotazioni di reparti addetti a compiti di ordine pubblico. Secondo, e ancora più sorprendente dato, a distanza di qualche mese dal presunto “attentato” allo stesso distaccamento, salta fuori che in realtà il razzo, del tipo in uso per le segnalazioni marittime, non era stato sparato contro i locali della polizia, ma da un cortile interno della stessa caserma. Come dire che tutto il chiasso fatto a suo tempo per fare passare quello sparo come una “vendetta” di noglobal o simili e indurre il prefetto a convocare perfino il comitato per l’ordine e la sicurezza, era semplicemente una balla.
La doppia notizia si poteva leggere solo sul Corriere Mercantile, inserto locale della Stampa, in un servizio a firma di Andrea Ferro, uno dei più attenti cronisti, il quale non mancava di dare atto delle tesi difensive dei due ufficiali inquisiti per le armi da guerra: a loro dire si trattava di souvenir, cimeli di missioni compiute all’estero. Ad ogni buon conto, nessun altro giornale ha voluto o potuto riportare quelle “fastidiose” scoperte giudiziarie, riprese invece qualche tempo dopo da Liberazione e il Manifesto, in appoggio alla richiesta di una commissione d’inchiesta parlamentare sulle troppe cose oscure avvenute dentro e fuori la caserma del G8: dal ministro della Giustizia di allora, Castelli, che visitò nella notte il lager di Bolzaneto senza notare “alcuna anomalia”, all’ex vicepremier Fini che con la sua presenza “impropria” a forte San Giuliano, quartier generale delle operazioni, incoraggiava implicitamente la linea dura, la prova di forza c ontro i manifestanti.
Quale fosse il clima tra le forze che dovrebbero essere dell’ordine, lo ha confermato nella sua recente intervista l’ex carabiniere Placanica: al suo rientro i colleghi lo accolsero come un eroe, applausi e grida di “benvenuto killer”; altri invece lo avrebbero perentoriamente invitato a tacere la verità sull’accaduto. Cose spiegabili solo in base a una determinata filosofia formativa e a una coerente catena di comando. Ma approfondire questi fatti interessa ancora alla gente, o -secondo la linea editoriale postmoderna- è meglio sorvolare, come fanno generalmente i tg?
(Achab)