La stangata – Chi ha paura di chiarire il giallo elettorale?
Il lato più oscuro del caso sollevato da Deaglio circa le presunte manovre per falsare i risultati delle elezioni di aprile, non è tanto se i brogli siano realmente avvenuti come in una repubblica bananiera, quanto piuttosto perché ci sono ancora tante resistenze per fare chiarezza. Di sicuro c’è l’improvvisa scomparsa delle schede bianche: mentre nelle precedenti votazioni la loro percentuale si aggirava sopra il 4 e frazione di punto, stavolta sono piombate all’1,1, con un crollo verticale del 75 per cento, imprevisto quanto anomalo.
A sostegno dei peggiori sospetti c’è la lunga notte dell’attesa dei risultati, segnata da non poche stranezze: l’inusitato ritardo nella comunicazione dei parziali, poi il blocco del flusso, il ministro Pisanu che lascia il Viminale per andare a casa di Berlusconi (a dirgli qualcosa per cui non si fidava di parlare al telefono?), quindi caos, totale sconfitta di sondaggisti ed esperti di exit-poll, scambi di accuse al veleno fino all’inchiesta col dvd di Deaglio, secondo cui un milione circa di “bianche” avrebbe trasmigrato verso il Polo.
Quando e come? Il fattaccio, se di questo si tratta, può essere avvenuto solo al momento della trasmissione dei dati comunali o provinciali al cervellone; e ciò attraverso un software appositamente predisposto, per cui è bastata una semplicissima manovra per accreditare quei voti nel limbo a un determinato schieramento. E livellare in modo fin troppo omogeneo le percentuali delle bianche in tutta Italia.
Prima ancora di domandarsi se si tratta di realtà o fantasia, non si può fare a meno di notare un’altra stranezza: a tutt’oggi, sette mesi dopo il voto, non sono ancora stati resi pubblici i dati disaggregati, quelli solitamente usati per gli approfondimenti statistici, che stavolta però potrebbero anche aiutare a fugare o avallare il giallo dei brogli.
Del tutto pretestuoso è lo spauracchio della necessità di una conta delle schede, una per una: basterebbe esaminare un campione rappresentativo, un migliaio delle 60.000 sezioni totali, e verificare se i dati numerici riportati nei verbali corrispondono a quelli elaborati dal cervellone; in caso negativo sarebbe chiaro che c’è stata manomissione. Che cosa impedisce al ministro Amato di fare luce?
(Camillo Arcuri)