Politica – Le partecipazioni statali a livello comunale
In questi giorni Genova scoppietta per incontri, corsi di formazione, seminari. La politica si muove per fare il punto, inventare, tracciare percorsi. Obbiettivi ambiziosi, come quello su “Come si forma la classe dirigente politica e amministrativa di una grande città” sviluppato in un seminario il 21 novembre a palazzo Tursi.
Relatore è Silvano Belligni, insegna Scienza Politica all’Università di Torino. Accanto a lui Giovanni Facco, in veste di presidente della scuola di Formazione Themis, moderatore Mario Bottaro, direttore di “Liguria Business Journal”. Tra un pubblico di funzionari e appassionati, alcuni giornalisti. Nessun giovane.
Belligni propone una lettura del passato. E’ la narrazione della politica come fosse una cartina geografica mutata a causa di conflitti interni e attacchi esterni. Dove eravamo trent’anni fa? Dove siamo oggi in Italia? Negli anni settanta “il partito era il fulcro del sistema” con “gruppi di interesse privato colonizzati dai partiti” eravamo al party regime che ha dominato dagli anni cinquanta agli ottanta. Successivamente si è espresso il machine regime, con i suoi capi bastone, i broker, i politici degli affari. E’ il mondo che ha espresso le psicologie dedite alla spoliazione del pubblico. Altro modello è il progressive regime che, per reazione al precedente, ha offerto i neonotabili, gente chiamata alla politica da un comitato di cittadini, persone che sono scese in campo per rinnovare la politica con la loro esperienza, destinate a ritornare a dove sono venute a meno che non si siano modificate esse stesse.
Esistono – spiega Belligni – due figure di professionisti del potere: i politicians e gli insider.
Alla prima categoria appartiene il politico di carriera, è operante nelle istituzioni di primo e secondo livello, fortemente orientato alla rielezione: si tratta del sostenitore beneficiario che non ha niente a che vedere con il sostenitore disinteressato. Normalmente il politician è competente, informato e quando capace, amministrativamente esperto. Altra figura anomala è l’insider: è persona molto influente, potente, ma sconosciuto ai più. E’ una figura semipubblica che esercita un’influenza diretta. Il suo potere gli deriva dal suo essere ponte. L’insider controlla, disegna strategie, facilita la comunicazione.
Il quadro attuale rimane incerto. Il relatore pare tenerlo distante. Ma quando un giornalista gli chiede lumi sull’esproprio dei poteri dai consigli comunali a favore di un accentramento degli stessi sulle giunte e accenna alle molte esternalizzazioni prive di un passaggio democratico, che creano di fatto “partecipazioni statali a livello comunale”, Belligni si lascia andare lamentando l’impossibilità di avere una mappa delle cariche degli enti di secondo livello a Torino, e afferma che 3000 cariche sono coperte da non più di 1.200 persone. “Non sono riuscito ad avere quel dato”, “tendenza oligarchica”, “omertà”, fanno da commento all’analisi del presente. Belligni accenna alla crisi FIAT in nome della quale si è verificata l’occupazione delle filiere pubbliche da parte di diversi funzionari di quella società e “non si capisce per quale merito”.
Nel merito, non si è parlato di formazione della classe politica, ma dei modelli alla quale la stessa attinge per riprodursi e sopravvivere. Illuminante lezione per comprendere dove stiamo andando.
(Giulia Parodi)