Punture di vespa e buona sanità
Secolo XIX, lettere al direttore sotto ferragosto (tra parentesi le ndr).
“Grazie Gallino.
Sono ad applaudire (uheilà!) la scrupolosa professionalità dei medici e paramedici (ma chiamali infermieri, please!) dell’ospedale Gallino di Pontedecimo.
(Sì-ì?, perchè?). Le infermiere hanno una pazienza inaudita (fantastico! qual grande invalido hanno assistito?) sul lavoro (e dove, sennò?), sonoamorevoli anche col più noioso dei pazienti.
(Hai mica qualche interesse a dire così?) No (excusatio non petita), non sono parente di una di loro,ho solo apprezzato la loro professionalità ed una umanità assai rara di questi tempi. E i medici non sono da meno (anche loro?): sono stata ricoverata (…) mi hanno rivoltato come un calzino prodigandomi (??) cure che non mi sarei mai aspettata. Pensavo che recandomi al pronto soccorso mi avrebbero medicato e via come in tutti gli altri Pronto soccorso (ma
si può sapere che caiser avevi? Un infarto, un edema polmonare, una milza rotta, un’overdose? Ah, no, è vero: l’ho saltato; al posto di (…) bisognava leggere…). “ricoverata per una puntura di vespa”.
Gentili e umani sì. Ma appropriati…
(Galeno)