Trasparenze – Sugli affari Carige il silenzio è d’oro
Ci hanno messo 9 giorni, poi hanno parlato. Quelli dello zoccolo duro, la proprietà della Carige; che si chiama Fondazione Carige che poi fanno tutt’uno con i vertici che dirigono la banca ma hanno il compito di renderla non scalabile; “blindata” è la parola. Sono il pacchetto di maggioranza. Il cuore e il portafoglio.
Nove giorni per non dire niente: un record. Se ne sono accorti persino a Repubblica-Lavoro (1° novembre 2006) che per la Carige son pieni di riguardo. Venti miserabili righe per ricordare al mondo che la Fondazione col suo oltre 40%, con in più i suoi alleati francesi e tedeschi – un altro 20% – possono dormire sonni tranquilli. Quanto al dossier pubblicato dal Corriere della Sera il 23 ottobre (“Assicuratori effettivi e assicuratori improbabili, immobiliaristi veri e presunti, bancarottieri, faccendieri e affaristi con il conto in Svizzera per il “nero”. Capitali panamensi, finanziarie estere e fiduciarie di copertura. È sorprendente e un po’ inquietante il mondo che si apre se si cerca di rispondere alla seguente domanda: che ci fa Banca Carige con due compagnie assicurative, Carige Assicurazioni e Carige Vita, che da anni le succhiano soldi…“), neppure una parola.
Un record: nove giorni per non dire nulla; salvo qualcosa come “state tranquilli, con noi continuerete a far soldi”, oppure “non dimenticheremo gli amici (e i nemici, si capisce) di queste ore”. Un messaggio inequivocabile di cui localmente la gente che conta ha fatto subito tesoro; infatti ha taciuto. Compunta, magari storcendo un po’ il naso, ma ha taciuto.
Onore dunque al Secolo XIX che con due articoli, “Onorabilità e affari” e “Le acrobazie della Fondazione tra stipendi, cultura e Gaslini” rispettivamente del 2 e 4 novembre 2006, ha rotto il clima omertoso seguito in città alle notizie pubblicate dal Corriere. Niente che non si sapesse ma utile a capire come il vil denaro resti l’argomento più convincente per conquistare alla causa (della Banca) i vari presidenti, vicepresidenti, consiglieri nominati grazie ad un complesso intreccio tra amicizie, parentele, affari e politica. Insomma: proprio vero che il silenzio (alla Carige) è d’oro.
(Manlio Calegari)