Finanziaria – Quando siamo contenti di pagare più tasse

Domanda per un sondaggio alla buona, senza alcuna pretesa statistica: chi saprebbe indicare esattamente quanto paga di bollo-auto? Pochissimi, con ogni probabilità. Dunque, se invece – mettiamo – di 125 euro, ne dovremo versare 131, difficilmente ne usciremo sconvolti. Il piccolo, forse banale, esempio può favorire qualche utile riflessione sulla martellante campagna mediatica che ci opprime da settimane sulle nuove tasse della finanziaria.


I titoloni e gli editoriali incalzanti sul tema sembrano avere come presupposto che gran parte degli italiani ha il cuore a destra, dalla parte del portafogli. A conferma di un così misero luogo comune si cita il noto colpo di teatro del cavaliere, quando nell’ultimo comizio TV promise a sorpresa di abolire l’Ici, spostando così in extremis alcuni milioni di voti a suo favore. Visto però che ha perso le elezioni, sia pure per poco, significa che almeno la metà del paese non ha come unico valore di riferimento il proprio tornaconto, è capace di guardare più in là.
Quali sono le aspirazioni, i traguardi, i desideri dell’altra metà, quella più aperta, del nostro universo sociale, ce lo ricordano una lettera al Secolo XIX e la relativa risposta di Maurizio Maggiani. Scrive in sostanza la lettrice: Sono la madre di un bambino che il padre non ha voluto riconoscere; i miei genitori fanno tutto e di più; però non ho assegni familiari per la semplice ragione che non trovo lavoro, né alcun altro aiuto dal momento che non costituisco una famiglia. Lo scrittore le risponde che una sua amica nelle stesse condizioni, ma residente in Germania, nella Baviera un tempo roccaforte di Strauss, gode di ben altri sostegni, al punto che quando si presenta agli esami universitari le passano perfino la baby sitter per il bimbo. E questo succedeva dai tempi del democristiano Koll, all’epoca dei socialdemocratici e ora con la Merkel. Passano pochi giorni e giunge notizia che il governo tedesco, per invogliare a fare più figli, ha deciso di assicurar e il 70 per cento dello stipendio alla madre o al padre che decide di stare a casa per accudire il bambino.
E questi standard di civiltà -si chiamino welfare o no- si realizzano pagando le tasse. Ecco perché ci sono cittadini, tutt’altro che ricchi, disposti a pagare qualche euro di più. A dispetto del terrorismo mediatico
(Camillo Arcuri)