Festival Scienza – Dibattito sull’Università senza professori
Venerdì 3 novembre 2006. La sala è quella della sconsacrata chiesa di San Salvatore di Piazza Sarzano, oggi diventata aula polivalente della facoltà di Architettura. Più di 300 posti a sedere di cui meno di una ventina risultano occupati.
Eppure l’occasione era interessante: nella città che promuove con successo il Festival della Scienza l’università fa i conti con se stessa. E lo fa discutendo un bel libretto scritto da due matematici – “Ipotesi sull’università” (M. Giaquinta e A. Guerraggio, Codice Edizioni, 2006, euro 9,90) – che analizza gli effetti della cosiddetta riforma “3+2” varata nel 1999 dal centrosinistra. A sette anni dell’introduzione della riforma le indicazioni che emergono sono che “la riforma ha vinto la scommessa sui numeri (quelli delle immatricolazioni e degli iscritti all’università), ma ha fallito nel rinnovare e stimolare l’interesse dei giovani nei confronti dell’università”. L’università offre ai giovani un prodotto di bassa qualità e dove il classico binomio “didattica e ricerca” è stato sostituito da “didattica e governance”.
Gli autori della riforma – è la tesi del libro – non hanno “creduto alla politica” e hanno lasciato la riforma in mano a pochi addetti diventati unici interpreti dei farraginosi meccanismi di applicazione e teorici del numero massimo di pagine da leggere per preparare un esame (“non un’ora di più alle canoniche 25 ore di impegno dello studente per ogni credito assegnato”) con conseguenze deleterie sul livello degli studi.
Nicola Tranfaglia, deputato e membro della Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera, uno dei relatori (con Massimo Mugnai e Giunio Luzzatto), ha pronunciato le parole più inquietanti. Che il centrosinistra ha pasticciato molto (modello anglosassone ecc.) ma ancora oggi, e malgrado la lunga esperienza fatta, non ha maturato un’idea su quale università vuole. Sia Tranfaglia che Luzzatto e Mugnai hanno espresso preoccupazione per il quadro generale in cui il processo di riforma si è attuato. Un quadro dove alla incapacità politica di accompagnare una proposta di riforma si è aggiunto il disinteresse degli operatori (indifferenza, disillusione?) e il gioco dei veti incrociati delle diverse corporazioni che operano all’interno dell’università.
Ignorato dalla stampa locale, l’evento “Presente e futuro dell’università italiana” certo non comparirà nella graduatoria delle tavole rotonde più seguite del Festival della Scienza 2006. Pochissime persone e, fuorché gli oratori e qualche amico, nessun universitario.
(Oscar Itzcovich)