Guerre tra poveri – Comunali lavoratori più dei cassintegrati?
Ad un anno dalla collocazione temporanea in Comune e Provincia dei cassintegrati Ilva, quello che esce – non solo metaforicamente – è uno scambio di lettere, decisamente poco affettuose, tra un osservatore del Comune, e un ex Ilva, pubblicate nella settimana dei morti dal Secolo XIX.
Luca Montobbio dice degli operai Riva in forza ai musei: “passano la giornata a girare per gli uffici anche se usufruiscono di emolumenti ben superiori a quelli degli sfortunati comunali” e precisa: “del progetto Promozione culturale e turistica e riqualificazione tecnologica si ignora lo stato di attuazione. Il tutto nell’indifferenza dei dirigenti che ben si guardano dal mettersi in urto con personale fortemente sindacalizzato e politicamente protetto”.
Fabrizio Ferri risponde: “Non è per nostra volontà che noi siamo lì. Se fossimo difesi dal sindacato non faremmo i lavori socialmente utili”. Fa riferimento ad una perdita annua di cinquemila euro, rilanciando: “Per quel che ne so i dipendenti comunali, durante le loro sette ore lavorative, vanno alle poste a pagare le bollette o a fare la spesa”. Conclude: “Per noi era molto meglio lavorare duramente all’Ilva respirando le porcherie che vi si respirano piuttosto che stare nei musei”.
Supponiamo che si conoscano, cosa hanno fatto per un anno Luca e Fabrizio? Si sono guardati, con tutto il tempo per valutare la distanza, e calibrare la mira. Forse hanno parlato di soldi incontrandosi, consapevoli che il metalmeccanico guadagnava di più del comunale, ma che all’ultimo veniva garantita certezza di impiego da qui all’eternità.
Che storia hanno raccontato al giornale? C’è una rendita forse? Chi dei due la percepisce? Vivere di rendita. Entrambi rilanciano un’immagine di sé nella quale il lavoro non è oggetto, ma sfondo. Nessuno dei due racconta cosa fa. Ma si accusano reciprocamente di non far nulla. Alla faccia del bene comune.
Da un anno ogni cassintegrato ha potuto osservare con attenzione un comunale e viceversa. L’inserimento degli ex Ilva è stato un problema per gli enti locali. Perché un dipendente Riva, di qualsiasi reparto fosse, ha sempre avuto lavoro. Ai Riva i conti devono tornare. In comune non è necessariamente così. Il lavoro è molto in alcuni settori, poco in altri. Inoltre i progetti proposti nel 2005 non corrispondevano ad un bisogno reale, ma alla reale urgenza di far fronte ad un’emergenza politica. Collocati in uffici dove non sapevano che farsene, in mezzo a squadre di lavoro prive di mezzi, con una gestione del personale variabile da settore a settore, o si sono dati alla macchia, o hanno lavorato, o hanno chiesto di lavorare. Esattamente come erano abituati a fare.
E’ opportuno sapere che molti altri stanno lasciando le acciaierie. Una buona occasione per conoscere finalmente i progetti a cui sono destinati. E parlare di lavoro.
(Giulia Parodi)