Il silenzio è d’oro. Quanti casi Schettini nella ricerca scientifica?

L’ultimo capitolo della ricerca scientifica, edizione italiana, è stato scritto dalla magistratura di Genova con gli arresti (domiciliari) di un illustre e rispettato professore di medicina che avrebbe preteso il “pizzo” -come si dice in altri ambienti, certamente meno nobili- sui compensi dei suoi giovani allievi.


Ogni 1500 Euro in busta paga, almeno 1000 sarebbero tornati nelle sue tasche. Stando alle indiscrezioni, l’inchiesta sembra essere partita da una denuncia del diretto superiore del prof. Schettini e a sua volta l’accusato, ormai confesso, avrebbe coinvolto altri colleghi.
Come è potuto succedere? Se lo domandano in molti negli ambienti universitari e fuori. Una risposta c’è, ovviamente: sono soldi dati “a progetto”, di diretta disponibilità e responsabilità del singolo docente, su cui l’Università può esercitare ben pochi controlli, si dice. Solo l’imprudenza del prof. Schettini – che avrebbe preteso perfino di pagare 9.000 Euro alla moglie per una traduzione – ha fatto alla fine scoprire il tutto.
Potremmo anche domandarci quanti casi simili ci siano annidati nell’istituzione. Quanti soldi “a progetto” circolano oggi nell’Università? Quanti finanziamenti, pubblici e privati, vengono affidati a questo o quel docente, a questo o quel gruppo, sulla base di una scelta più o meno esclusiva del “committente”?
E ancora: quali comportamenti la prevalenza di questo meccanismo di finanziamento sta generando? Quali interessi finiscono per prevalere nella gestione di un’istituzione pubblica?
I portatori di questi nuovi interessi vivono, parlano e tessono quotidiane relazioni di potere e di interesse, spesso in maniera non evidentemente illegittima, all’interno di una comunità in cui, ad ogni giro, il confine lecito-illecito tende a spostarsi impercettibilmente un po’ più in là, sulla spinta di interessi ormai divenuti sempre più privati e sempre meno controllabili.
A implicita conferma di questa interpretazione sta il fatto che questa storia sia potuta andare avanti così a lungo senza che nulla fosse mai trapelato, senza che nessuno, neppure chi in passato subì il medesimo taglieggiamento, abbia mai denunciato nulla. Magari perché, in fondo, un tornaconto c’era per tutti.
(p.s.)