Addio Maria/3 – Siamo genitori senza patente
Un amico medico, sono passati vent’anni, mi disse: “ci vorrebbe la patente per essere genitori. Molti non sono all’altezza: hanno figli, li crescono, senza avere la più pallida idea di cosa questo significhi… Semplicemente non possono… Ma se lo stato certifica che tu sia capace di guidare una macchina… Chi certifica che tu sia in grado di educare dei bambini?”
Conosco figli adottati, alla ricerca disperata di fratelli, madri, famiglie. E’ il buco nero, nel quale, loro si trovano cercando i tasselli di un passato, buco nero anch’esso. Gente di quaranta anni, che non riconosce i propri genitori adottivi. Il loro amore non è bastato? O non hanno accettato la loro condizione? O forse semplicemente non hanno potuto scegliere, come la maggioranza di noi, chi fosse in condizione di guidarli?
Capitiamo nella vita per caso. Affidati a genitori senza patente. Lasciati per legge a loro.
Per gli adottati c’è – sulla carta – una chance in più: la selezione delle coppie, il loro passato, le richieste, una graduatoria. Tempi lenti, mentre loro crescono. E aspettano.
Maria ha deciso che non poteva più aspettare. E’ corsa incontro a chi l’amava. Ha fatto i capricci. Ha manipolato. Ha sedotto – come sanno fare i bambini – chi le offriva affetto. Gli adulti hanno fatto i capricci con lei. Smisurati i tempi, i modi, le condizioni.
(Giulia Parodi)