Cronache – Se l’omicidio è extra fa più notizia
Nella lunga estate calda appena terminata non sono stati pochi i motivi di riflessione (amara), offerti dai quotidiani orrori di cronaca. Quanto sia difficile sottrarsi alla discriminazione a sfondo razzistico delle notizie, lo dimostra chiaramente, quanto involontariamente, un giornale come Repubblica che pure è tra i più attenti in materia.
Nel numero del 22 agosto 2006, l’intera pagina 15 è dedicata alla confessione del responsabile dell’omicidio della ragazza trovata morta in una chiesa di Brescia: “L’ho uccisa io, è stato un incidente”, è lo strillo del grosso titolo per raccontare come si difende il sacrestano cingalese. Sostiene che lei era caduta durante un litigio battendo la testa, contraddetto però da alcuni particolari quali lo scotch stretto attorno al collo della vittima quando era ancora in vita.
Un’intervista al sindaco di Brescia, città con il più alto numero di immigrati (13 per cento della popolazione), e una raccolta di opinioni, non reazioni rabbiose, tra i cittadini completano il quadro, dove appare evidente uno sforzo di obiettività. La contraddizione si coglie sullo stesso giornale in un titolino a sole due colonne, messo in ben poca evidenza, per un fatto non meno truce accaduto nel Cagliaritano: uccide l’amico diciassettenne, lo decapita e viene arrestato mentre trasporta il corpo sezionato. “Volevo farlo sparire dandolo in pasto ai maiali”, spiega l’assassino che stavolta è un italiano, mentre la vittima è un ragazzo cinese.
Due pesi e due misure? Anche se hanno influito probabilmente altre ragioni (Brescia sta diventando un caso nazionale per il ripetersi di delitti non solo di immigrati), è difficile sottrarsi al dubbio fastidioso che dietro così diverse valutazioni delle notizie affiori un certo inconscio collettivo non proprio benevolo verso gli “altri”, i soliti poveracci, “quelli che creano sempre guai”. Anche se a farci riflettere su abusati luoghi comuni, divenuti assiomi indiscutibili, tipo “italiani brava gente”, le cronache aggiungono ogni giorno episodi agghiaccianti: ultimo, i cento e più polacchi, uomini e donne, in gran parte giovani, scomparsi in Puglia, dopo che erano stati reclutati per lavori nelle campagne da allettanti annunci sui giornali, per essere poi ridotti in schiavitù, sfruttati, segregati, percossi, forse uccisi. Ma chi siamo?
(Camillo Arcuri)