Primarie – Le verità scomode di un vecchio prete

Proviamo a fare il punto. A seguire una traccia. A raccogliere i pezzi di suggestioni politiche per capire cosa potranno generare. Certi che sarà difficile venirne a capo scriviamo le tappe di un sentiero nel quale poter trovare i perché.


Autunno 2005. La sinistra unita in tutti i suoi colori propone le primarie ai suoi elettori.
Prodi, Bertinotti, Scalfarotto e l’ala più radicale si candidano. Viene presentato da ognuno di loro un programma. Quattro milioni di italiani vanno a votare. Una percentuale minima è iscritta ai partiti. E’ la gente che si muove. Forse la paura di Berlusconi spinge a mettersi in coda. Il senso del miracolo galvanizza chi fa politica. Vince Prodi ed è campagna elettorale.
A Genova Zara, eletto in parlamento nel 2004, viene, per alchimie di partito, messo da parte. L’ex deputato si mette a disposizione di chi, ancora una volta, deciderà per lui. Poco dopo in città, prende corpo, grazie al sindaco Pericu, l’idea che il nuovo partito democratico diventi realtà. Spirito unitario a Palazzo San Giorgio in maggio, ancora cittadini ed apparato sostengono, appoggiano, mobilitano, con l’auspicio di contribuire alla realizzazione di un sogno. C’è in questa mobilitazione l’ingenuità generata da una politica dettata dal cuore. E’ un’ingenuità che, nei fatti, rimuove quello che è accaduto a Zara e a Sansa prima di lui.
Marta Vincenzi, donna concreta, ricorda ai cittadini le elezioni del sindaco nel 2007, si propone in aprile come possibile candidato alle primarie. Di lei il lettore ha percepito l’isolamento: Assessorato all’Area Vasta prima e Parlamento Europeo dopo disegnano una risorsa che è bene operi fuori dai confini genovesi. Perché? Bello sarebbe conoscerne le ragioni. Cosa ha fatto di male? A chi?
Margini “superassessore” viene proposto dall’apparato. Grande esperienza, dicono di lui. L’uomo giusto.
A far sfondo al dibattito veniva segnalata per un anno intero l’assenza dei giovani nella politica genovese. “Se ci siete battete un colpo!”, pareva dire il Lavoro – Repubblica. E loro a rispondere: “Ci siamo! Ma non ci lasciano emergere!” Dibattito arricchito da un’ulteriore chiosa sulla mancanza delle donne. “Ci siamo anche noi!” rispondevano loro, “Ma ci mettono da parte”
Gli stessi ds, promotori del grande partito democratico, battono i pugni rivendicando con tenacia la poltrona a sindaco di Genova per un loro iscritto. E siamo a settembre. E’ il delirio.
Che storia è stata scritta? Le ragioni? E’ mai possibile che la lucidità, l’onestà intellettuale, la percezione della realtà abitino solo un anziano prete come don Balletto che denuncia il peso delle lobbies? Otto mesi alle elezioni. E la gente? In coda.
(Giulia Parodi)