Ambiente/1 – Con urgenza, anzi no

L’assessore Valter Seggi finalmente ammette le disfunzioni del depuratore di Punta Vagno: “E’ vero, non va” (Secolo XIX, 2 luglio 2006). I miasmi che da mesi tormentano Genova sono l’effetto delle carenze di uno degli impianti di depurazione più grandi della città. Questa ammissione sarebbe anche un passo avanti se non contrastasse con l’inerzia e le reticenze che hanno accompagnato l’intera vicenda.


E’ da anni che il fetore crea situazioni intollerabili. E non solo in prossimità di Punta Vagno, perché l’impianto è diviso in due ed è alla Volpara, a sei chilometri di distanza, dove avviene il trattamento dei fanghi del depuratore. Più di un anno fa, il 15 aprile 2005, il Secolo XIX riferiva della protesta dei comitati di residenti che non ne potevano più degli odori (e non era ancora estate). Ma Valter Seggi rispondeva che “se a Sturla il mare è sporco la colpa è dei privati che non si sono allacciati alla rete fognaria. Sono tanti, in regola sono so lo l’80%”.
Una inchiesta del Secolo XIX del mese precedente (22 marzo) denunciava che a non essere in regola erano anche cinque degli otto depuratori di Genova. Tra questi, appunto, quello di Punta Vagno, uno dei più importanti perché da solo serve (o dovrebbe servire) a smaltire le acqua nere che 300.000 abitanti producono ogni giorno. Ma, per sistemare l’impianto – affermava allora Seggi – qualunque sia la soluzione tecnica adottata, servono circa 30 milioni di euro. “Tocca all’Ato (Ambito territoriale ottimale, l’assemblea di sindaci di tutta la provincia) decidere di investire una somma significativa su questo progetto, mentre il Comune invece dovrà cercare le risorse mancanti tra Europa e Ministeri”. Ma nulla è stato fatto.
Nulla nemmeno successivamente, a luglio, in piena crisi dell’“alga killer”, quando la Procura della Repubblica decise di acquisire i dati dell’Arpal per scoprire le cause dell’intossicazione di circa 200 bagnanti, principale indiziato Punta Vagno. In quella occasione, il sindaco Pericu dichiarava: “i miei dati sono che su 7 depuratori 3 funzionano in modo limitato e 4 funzionano secondo noi in modo regolare. Tra quelli che funzionano in modo regolare ci sono Voltri, Pegli, Darsena e Punta Vagno”. E con invidiabile disinvoltura aggiungeva: “Ben venga la Procura della Repubblica con i suoi strumenti di indagine per cui eventualmente cose che a noi non paiono, che alla Commissione Consiliare non possono apparire, attraverso questi strumenti di indagine possono essere maggiormente approfondite” (Consiglio Comunale, 26 luglio 2005). Ben venga la magistratura a supplire le carenza dell’Amministrazione?
Ora che, a quanto pare, l’indagine della Procura sta arrivando al dunque, l’assessore al ciclo delle acque, Valter Seggi, annuncia la decisione presa dal sindaco Pericu di scrivere con urgenza al ministero dell’Ambiente: servono 35 milioni di euro per eliminare quel fetore con il quale convivono gli abitanti di Albaro, della Foce e di Carignano. La cifra era già nota, ma c’è voluto più di un anno per scrivere al ministero. Beninteso, con urgenza.
(Oscar Itzcovich)