Immigrazione/2 – Tolleranza zero

Finito l’aspetto celebrativo, la sala dell’ auditorium San Salvatore si svuota dei colori nero e giallo, bianco rosso e blu di Latin King e Netas. Rimangono solo addetti ai lavori, ricercatori e sociologi. Il primo a parlare è Luis Barrio, docente e pastore a New York, che punta il dito sulla sproporzione tra incidenza nella criminalità e risonanza nei media: negli Stati Uniti l’1% di reati è connesso in qualche modo all’operato delle “bande”, mentre il 18% è riconducibile alla violenza familiare, eppure l’informazione genera esclusione e demonizzazione riguardo alle prime, disinteressandosi della seconda. Barrio definisce le organizzazioni giovanili di strada una risposta alla società che esclude l’eguaglianza dai propri valori ed un mezzo per assicurare loro autorità, rispetto e potere.


L’evento genovese ricalca un percorso di emersione dal silenzio e dall’illegalità iniziato a novembre a Barcellona. Sono i promotori stessi a spiegare al pubblico genovese la loro esperienza: far fronte ad un’emergenza di microcriminalità, osservare queste realtà sociali, sottrarsi alle distorsioni mediatiche abbandonando la via della repressione. Efficace l’intervento di Lahosa, direttore del Serves de Prevencio di Barcelona: i primi coinvolti nel processo sono stati coloro che sul territorio avevano contatto diretto coi ragazzi, cioè la polizia, che ha seguito attivamente il “coming out” delle organizzazioni, mettendo allo scoperto condizioni e spazi per il dialogo. E’ saltato agli occhi il divario con il comportamento delle forze di polizia in Ecuador, descritte, nell’intervento di Cerbino, come ambivalenti, colpevoli di soprusi nei confronti dei giovani ma anche, in molti luoghi, unico segno della presenza dello stato.
La polizia è citata, in un modo o in un altro, in tutte le relazioni: gli operatori di strada sono legati alle organizzazioni giovanili di strada da un legame inevitabile topografico e di ruolo. Logico chiedersi a questo punto quali siano le politiche di sicurezza a Genova e come il processo di emersione sia (o sarà) recepito dalle forze dell’ordine: nessuno di loro era però presente per sciogliere questi dubbi. Qualche giorno fa (25 giugno), si leggeva su Repubblica-Il Lavoro: In carcere uno dei capi delle gang evaso dagli arresti domiciliari. Il giovane è stato arrestato per essere uscito per una passeggiata con la fidanzata in orario proibito ed ora sarà processato per direttissima. A quanto pare, a Genova, il percorso per forze dell’ordine e stampa è ancora da definire.
(Eleana Marullo)