Letture – Un libro per la vita non per l’estate
Era Natalia Aspesi. Ne aveva parlato su Radio Rai 3 in una di quelle trasmissione pomeridiane dalle sei alle sette di sera interrotte mille volte da famiglia, telefonate, cena in lavorazione.
Trasmissioni in cui il saggio parla e racconta di sé. Sono piccole oasi, lucette della giornata, in cui ascolti e non ascolti ma a tratti la tua distrazione viene meno perché lui o lei stanno dicendo qualcosa di importante. Lei questa volta parlava di un libro. “Il più bel romanzo che ho letto negli ultimi anni…”, frase non testuale, ma decisamente molto vicina al dialogo, all’impressione, al flusso convincente di parole che suggeriva, questo è sicuro, una riflessione sulla morte da un punto di vista anagrafico – l’età della saggia – che le dava autorevolezza. “Io”, sembrava dire Natalia Aspesi, “vi racconto questo libro perché rappresenta un pezzo di me e potreste trovarci un pezzo di voi. A questo punto della mia vita lo posso suggerire…”
Lui, l’autore consigliato, è Kazuo Ishiguro, lo scrittore di “Quel che resta del giorno”. E sembra che di giapponese gli sia rimasto oltre il nome, quella sensibilità per i dettagli, il saper raccontare, in un mondo che appare immobile, soffocante e senza scampo, le corse della mente, le emozioni e il desiderio di restare incollati alla vita. “Non lasciarmi” racconta la breve esistenza di un gruppo di ragazzi allevati per essere donatori di organi. Cloni necessari ad una società che li utilizza per curare i propri mali. Ragazzi senza futuro, allevati, per bontà della sorte, in un istituto dove vengono avvicinati al disegno, all’arte, alla conoscenza. Ed anche all’amore. Prima di essere donatori diventeranno assistenti dei loro compagni per poi terminare il loro ciclo con la consegna delle parti vitali di se stessi. Senza nessuna proroga.
Lungi dall’essere la descrizione di una società possibile in cui scienza e politica inventano soluzioni aberranti, “Non lasciarmi” è lo specchio di molte vite consegnate a chi programma per loro, passo dopo passo, quello che sono e che saranno. Kazuo Ishiguro scrive di una consapevolezza che arriva troppo tardi ad illustrare un passato nel quale non si è fatto quello che si doveva, scacciando sentimenti e progetti. Un libro per l’estate? Non esattamente.
(Giulia Parodi)