Teatro – Elettro-shock emotivo quanto salutare
Dopo i successi all’estero (Francia, Israele, Palestina) torna a Genova la compagnia di Pippo Delbono tra l’indifferenza dei più, l’entusiasmo di pochi, e poche righe di critica sui giornali,
“L’Urlo” spettacolo “delirante” di luci, suoni, musiche, canzoni… grida gutturali che talora si possono trasformare in urla di sofferenza di uomini rinchiusi, alienati, persi nel loro dolore e nella loro solitudine.
Uomini silenti, senza voce, senza possibilità di ascolto, incapaci di morire… Ad essi la luna è data da vedere “macchiata” dalle sbarre di celle anguste e scure come latrine…uomini di potere dagli occhi duri, statici, spaventati da una morte certa che li renderà simili a tutta l’umanità.
Come dare un clichè a questo autore (d’altra parte lui stesso prende le distanze da ogni definizione teatrale )? Il suo lavoro, il suo spettacolo sono puro sentimento…”follia” di immagini, sorta di suoni capaci di trasmettere e provocare allo spettatore – talvolta sorpreso e sbalordito – le reazioni più intime, gli stati d’animo più personali… veri elettro-shock.
Nella crocifissione del “gay” e nella processione che l’accompagna c’è la disperazione del genere umano incapace di dare una spiegazione alla violenza e alla morte… accanto a questo “ Cristo” insolito c’è Bobò (l’attore muto, preso, come altri, dalla strada) in bianco con il velo da sposa … l’analogia con la “ Crocifissione “ di Guttuso dove la Maddalena con le braccia protese urla il suo strazio diventa palese.
Allora l’autore comprenda lo spettatore quando questi rimane per un istante attonito e incapace di applaudire… effetto elettro-shock: sicuro stimolo per riflessioni successive sul disagio che ci circonda.
(Gabriella Boccardo)