Operai in cronaca: Due

Fortunati, si fa per dire, gli 8 operai ustionati e feriti nell’esplosione dell’altoforno dell’Ilva, in quell’area a caldo che continua a produrre in condizioni sempre più precarie malgrado da anni ne sia stata sancita la chiusura. Perché non viene chiusa?


Perché addirittura si spinge la produzione ben oltre i limiti di sicurezza? E’ sufficiente mettere insieme le notizie degli ultimi mesi per darsi una risposta. La chiusura dell’area “a caldo” è di continuo rinviata
perché le parti che si erano impegnate a farlo se ne sono guardate bene. Così appare tragicamente comica la notizia sbandierata dalla stampa locale il 9 luglio: “tutti compatti per concludere nel 2004”.
Riva, il governo nazionale, il governo regionale, la Società per le aree di Cornigliano, l’Autorità portuale, l’Associazione industriali hanno in corso una trattativa complessa che tocca interessi molto diversi e in parte in contrasto. E’ una trattativa in cui ognuno cerca il
momento più favorevole per chiudere. Da qui i rinvii, i rovesciamenti dei giochi, gli impegni disattesi, la manipolazione delle notizie, le provocazioni. In questa trattativiva gli operai sono solo una merce di scambio, uno strumento di ricatto. Il sindacalista Grondona, segretario FIOM, sul Secolo XIX del 10 luglio, ha detto pressapoco: dateci quello che avete promesso, cioè soldi e garanzie per quelli che lavorano, e poi fatevi tutte le spartizioni che vi pare. Parole forse brutali e lontane dagli accenti del sindacalismo di 30 anni fa. Ma hanno il merito della chiarezza. Gli operai ormai sono pochi e quei pochi hanno già fatto la loro parte. Che si aspetta? un morto?
(Manlio Calegari)