Provocazioni/1 – Il fascino indiscreto del potere sui media
Chiedo a un amico giornalista (importante) che riceve la nostra newsletter di farci un commento per il numero 100 della prossima settimana. Prima prende tempo poi mi manda una letterina, gentile, precisandomi che si tratta di lettera personale. Credo però di non tradirlo se riferisco alcuni degli argomenti della sua lettera. La NL di OLI, scrive, è stata concepita in una situazione che a molti appariva di emergenza per il progredire di Berlusconi nel controllo dei media e la povertà della risposta politica dell’opposizione. “Largo alla società civile” era lo slogan e voi (di OLI) avete “con un certo coraggio” raccolto il guanto di sfida.
E’ a questo punto – scrive il mio amico – che, preso contatto con la cronaca, specie locale, vi siete resi conto, una settimana dopo l’altra, che la questione era più complicata. Che a Berlusconi e ai suoi oppositori si poteva imputare tutto quello che sappiamo e anche di più, ma che i problemi della stampa sono anche altri. Il principale è che la stampa è spesso al servizio di partiti politici o di loro correnti o di gruppi di potere e di affari. “Forse al servizio – scrive il mio amico – è una parola grossa ma potrei mitigarla dicendo che la stampa è più sensibile alle notizie del Palazzo. E non alludo solo al fatto che la prima stupidaggine detta da un assessore riceve più attenzione di un anno di manifestazioni di un gruppo di cittadini per difendere un giardino pubblico o di un processo importante come quello per i fatti del G8. Ma che è impreparata a dare notizie e condurre analisi su una società diversa dalla politica”.
Ecco perché spesso le cose più decenti di un giornale si trovano in quelle cronache che per qualche ragione – dignità del giornalista o disattenzione dei direttori – non fanno grancassa ai politici. E voi, prosegue il mio amico, leggendo i giornali – magari con più attenzione di altri – avete scoperto l’uovo di Colombo. Che le omissioni o le parzialità di cui vi scandalizzate sono dovute solo in parte al berlusconismo o a penose autocensure. Sono invece il frutto di una “tradizione giornalistica modesta che è stata rafforzata dalla pratica occupatoria dei partiti verso la carta stampata”. Insomma – conclude l’amico famoso giornalista – OLI ha progettato una azione contro un nemico ma ora è in imbarazzo perché ne ha scoperto un altro più magmatico e imbarazzante tanto che non sa che pesci prendere. E conclude: “Accolgo sempre le vostre provocazioni con interesse e penso che non vi arrabbierete se ve ne propongo una anch’io. Eccola: Se voi col numero 100 annunciaste la chiu sura della NL pensate che qualcuno vi chiederebbe di non farlo?
(Manlio Calegari)