Soldi pubblici/1 – La disinformazione ha un suo prezzo
“Ci sono giornali veri di partiti veri, giornali veri di partiti falsi, giornali falsi di partiti falsi”. Ne “Il finanziamento quotidiano”, un servizio di Bernardo Iovene trasmesso da Report, il settimanale di Milena Gabanelli (Rai Tre, 23 aprile), così è riassunto lo scandalo di una classe politica che distribuisce i soldi pubblici con impareggiabile disinvoltura.
Un finanziamento di quasi due milioni di euro al giorno ripartiti a pioggia per “sostenere l’editoria”. E’ il costo di una parte della disinformazione quotidiana: il sostegno di importanti organi di informazione, ma anche di innumerevoli surrogati. Un silenzio complice dove tutti sono sponde di tutti. Come dimostra per esempio Antonio Polito, direttore di Il Riformista, un giornale che tira 2.000 copie, di difficile reperibilità in edicola, ma che usufruisce di un contributo di 179 milioni di euro. Polito apprezza Ferrara per avere dimostrato, con Il Foglio, “che si poteva fare”: in qualche modo “siamo tutti figli del coraggio iniziale di Ferrara”. Un coraggio che consente a Il Foglio di Ferrara di prendere tre milioni e mezzo di euro all’anno grazie, come egli stesso dichiara, a un “escamotage legale”: la firma di due amici “Marcello Pera senatore che faceva parte del Centro Destra e Marco Boato deputato del Centro Sinistra”, un avallo previsto di una legge del 1987 perché un giornale, espressione di un partito, potesse avere accesso ai finanziamenti. La legge dava una possibilità e noi l’abbiamo sfruttata – dice Ferrara – con un trucco, nel senso che non era un vero partito.
In Italia si legge poco e nessun giornale riesce a vivere di sole vendite. La legge a sostegno della editoria, approvata nel 1981, fu pensata proprio per aiutare i giornali di idee, come i giornali di partito, penalizzati dal mercato e non sorretti dalla pubblicità e allegati. Significava una spesa, riportata ai valori attuali, di solo 28 milioni di euro all’anno. Invece oggi si spendono 667 milioni. La Francia, che è l’unico paese europeo a dare finanziamenti pubblici, sborsa 250 milioni ma solo per i giornali di partito e con poca pubblicità.
L’inchiesta di Report suggerisce che la ragione per cui lo stato paga tutti questi soldi è quella di lasciare libere le tv di intascare il 55% della raccolta pubblicitaria, mentre alla stampa va solo il 33%. Nel resto d’Europa le proporzioni sono rovesciate.
Ferruccio de Bortoli, direttore di “Il sole 24 ore”, contrario ad incentivi pubblici, ma, si capisce, solo in linea di principio, critica queste condizioni del mercato dell’informazione e ha buon gioco nel dire che “i giornali non hanno avuto qualcosa di simile al decoder per promuovere la lettura”
Oltre alla disinformazione generalizzata, qual è il risultato di questo “sostegno all’editoria”? Marina Gabanelli ricorda che oggi in Italia sono sei milioni di persone che ogni giorno comprano il giornale. Lo stesso numero che c’era nel dopoguerra. Un panorama a dir poco deprimente.
(Oscar Itzcovich)