Memoria G8 – “Mister X” in aula al processo Diaz
6 aprile 2006: è chiamato a testimoniare un giornalista tedesco accreditato regolarmente al vertice G8 per fare il suo servizio. Anche lui, come molti altri la sera del 21 luglio alla Diaz, ha subito violenze dalla polizia, e nelle sue parole si ritrovano ancora una volta le scene e i luoghi della scuola-dormitorio che quella notte si sono riempiti di vittime e del loro sangue.
La sua testimonianza ha un’importanza particolare: infatti già nel 2003 aveva riconosciuto tra gli aggressori nella scuola l’allora capo della Polizia di Roma, Luigi Fazio, e infatti l’avvocato Perugini, che sino ad oggi in aula si era visto ben poche volte, è finalmente presente. A rendere l’atmosfera un po’ diversa dal solito è la presenza, accanto al difensore, di uno strano personaggio: non è un avvocato, non è un consulente tecnico autorizzato, e quando il giudice invita l’avv. Perugini a dare le generalità della persona che gli siede accanto, questi preferisce, dopo aver in un primo momento tentato di sottrarsi alla risposta, accompagnare fuori dall’aula il misterioso accompagnatore senza svelarne l’identità.
12 aprile 2006. Stavolta a rendere le loro testimonianze in aula sono cinque collaboratori di Radio GAP. Univoche le loro dichiarazioni: tutti ricordano l’irruzione improvvisa nella scuola da parte della polizia e la successiva comparsa di due poliziotti nell’aula da dove stavano trasmettendo in diretta quanto stava accadendo, fino a quando uno dei due agenti di polizia non ha spento il mixer interrompendo bruscamente una trasmissione che forse si era fatta un po’ troppo compromettente. In effetti le testimonianze che si succedono nell’aula del Tribunale sollevano più di un dubbio sulla legittimità delle azioni della polizia: un testimone racconta che alla richiesta di produrre un mandato, un poliziotto avrebbe risposto che in quel caso non ce n’era bisogno (!). Altri descrivono per l’ennesima volta la disarmante situazione del post-blitz nella stanza dei legali: un programmatore informatico, dice che i computer degli avvocati erano rotti e avevano subito danneggiamenti che li rendevano inutilizzabili, mentre un altro testimone ha visto un poliziotto con in mano un pezzo di hardware. Inoltre dalla stanza degli avvocati erano anche spariti i fogli su cui erano segnati i nomi delle persone di cui non si avevano più notizie, forse perché arrestate durante le manifestazioni.
(Elisabetta Massaro)