Ritorno al futuro – Se la “rosa” Vincenzi fa rima con vincenti
Sembrava che tutto scorresse tranquillo. Qualche misera quota rosa, la chiusura della vicenda elettorale, ed un prevedibile ridimensionamento del confronto politico all’interno delle segreterie dei partiti costretti, ma non troppo – e comunque non ora – ad inventarsi qualche plausibile nomination per le primarie del candidato sindaco. Con calma. Più avanti. Dopo aver parlato.
Sembrava che il genere femminile fosse scomparso.
Rientrato nei ranghi. Sedato dalla politica. Sembrava che Loro – facendo spallucce per una discussione che sapeva di stantio – avessero avuto ragione. Che, in effetti, l’orizzonte politico non avesse nulla di più femminile da proporre, se non la scheda elettorale stessa genitrice nazionale di candidati. Preferibilmente maschi.
Ma dall’esilio talvolta si torna. Se il rientro a casa avviene nel giorno di Pasqua la vicenda acquista forza. Credibilità.
Marta Vincenzi sul Secolo XIX del 16 aprile risorge in tutta la sua tenacia. A Giovanni Mari dice: “se i partiti verificassero come vero il forte consenso che io sento nei miei confronti, sono certa che mi chiederebbero di spendere tale consenso per il bene della coalizione e della città”. Come dire: se ci fosse l’intuizione che 150.000 voti – quelli con i quali era stata mandata nell’esilio europeo – non si raccattano senza una storia, forse si potrebbe tornare a parlare di politica.
Primarie? “Scontate”. Tuttavia “non possiamo” precisa “andare alle primarie con un candidato Ds, uno della Margherita, uno di Rifondazione, e così via. Sennò diamo una falsa interpretazione, per altro molto poco attrattiva.”
Marta Vincenzi riconosce che Pericu lascia “un’ottima eredità”e che bisogna mettersi al lavoro “per dare ai cittadini ciò che e’ stato trascurato”. Ed aggiunge “sarei ben lieta di accogliere una sfida che deve servire ad unire nel nome di una nuova proposta che non si fondi esclusivamente nel dosaggio astratto e sapiente degli incarichi da distribuire al ceto politico”. Lei, tra i dodici fondatori nazionali dell’Ulivo, dice no alla lista civica. Riconosce la capacità degli eventuali candidati – Zara, Margini, Garrone, Momigliano –ma le piacerebbe ci fosse qualche donna in più.
Marta Vincenzi sorride nella foto accanto, allargando la bandiera di quell’Europa che è diventata per molti – anche per lei? – campo base, nell’attesa del meglio.
Area vasta. Della politica.
(Giulia Parodi)