10 Aprile – Voltare pagina ma in avanti

I corrispondenti delle più importanti testate straniere (El País, Die Welt, Le Monde, The Independent ma non solo) hanno scritto, prima del risultato delle elezioni italiane, che – in caso di vittoria – il centro sinistra avrà bisogno di almeno un anno e mezzo per correggere le principali mostruosità legislative del governo passato. Ma che ce ne vorrà sicuramente di più per cominciare ad affrontare la massa di problemi irrisolti o lasciati a macerare e che richiedono, come aveva osservato Prodi all’inizio della campagna elettorale, “riforme radicali”. Tra queste, e più importante di tutte, quella di una informazione libera, sottratta al controllo dei partiti, dei cartelli elettorali, dei monopolisti.


Negli anni recenti l’informazione ha vissuto nel nostro paese i suoi anni più bui che neppure l’abbondanza di chiappe, turpiloquio e scopate in diretta ha potuto mimetizzare. E’ venuto il momento di voltare pagina che vuol dire andare avanti e non tornare all’antico che come ognuno può osservare non ci ha messo al riparo dalle “anomalie” – come gentilmente sono state chiamate – di un presidente del consiglio che possedeva il 95% dell’informazione del paese. L’Italia che vuol voltare pagina ha bisogno, per ragionare e tornare a decidere, di conoscere la verità su economia, giustizia, scuola, cultura. Abbiamo tutti bisogno di una informazione libera, pluralista.
La “Proposta per un’iniziativa di legge popolare in materia di disciplina del sistema delle comunicazioni audiovisive” (OLI n° 96) per la quale si stanno raccogliendo le 50 mila firme necessarie, è solo un aspetto del problema. Anche il Parlamento dovrà fare la sua parte ma le premesse non sono favorevoli. Una sciagurata legge elettorale ne ha fatto una creatura delle segreterie di partiti – meglio: di piccoli centri di potere dato che i partiti sono ormai ben poca cosa. Alla società civile, ai giornalisti e agli operatori dell’informazione, ai cittadini che da oltre tre anni sono i veri protagonisti della politica del nostro paese, tocca un compito importante che sarebbe illusorio delegare; trasparenza, chiarezza, voglia di verità non fanno ancora parte dei costumi dei partiti. Almeno nella quantità oggi necessaria.
Permane nei partiti una pericolosa volontà di controllo sulla comunicazione radiotelevisiva e sulla stampa: una anomalia “storica” che non ci ha messo al riparo da B. E’ dunque il momento di scioglierla. Quanto a noi di OLI abbiamo dato vita al nostro osservatorio circa 3 anni fa: volevamo far qualcosa “contro l’omologazione dell’informazione” per contribuire a rendere più trasparenti i rapporti tra informazione e politica. Tra un paio di settimane la nostra NL toccherà il numero 100. Spesso abbiamo ricevuto apprezzamenti per il nostro lavoro. Vorremmo che si trasformassero in collaborazioni. C’è molta strada da fare ancora.
(Manlio Calegari)