Giovani – Dalla Francia al Giappone malesseri a confronto

Mentre scorrono sugli schermi le immagini della nuova primavera francese, è approdata a Genova, con un’originale rilettura de “La metamorfosi” di Kafka, La Fura dels Baus, compagnia catalana nota al pubblico per i suoi spettacoli-evento. Il testo, sottoposto al restyling dell’attualità, si avvale dell’innesto di filmati e immagini video sovresposte, mentre sulla scena la stanza dello scarafaggio Gregor viene ridotta ad un cubo mobile, trasparente, al cui interno trova spazio un televisore: arredo straniante dal quale il pubblico può assistere alla riproduzione iberica del “Grande fratello”.


Due modi diversi di reagire, due diverse e contrapposte forme di lotta: una affida ancora alla piazza, reale, condivisa, partecipata, la rivendicazione d’una politica alternativa rispetto a quella liberista dominante. L’altra, frutto essa stessa di quelle scelte politiche, si traduce in un’esclusione volontaria e assoluta dal mondo, sia esso familistico e privato che sociale e pubblico.
Se della prima stiamo seguendo le evoluzioni, grazie alla “esposizione mediatica”, dell’altra non ne abbiamo tracce certe: metafora d’artista?
Purtroppo non è così. Un lungo servizio su “Internazionale” del 24 marzo scorso (“Il mondo in una stanza”), implicitamente, ammette l’esistenza di migliaia di “Gregor” sparsi in Giappone.
Li chiamano “hikikomori” gli adolescenti che decidono di non voler più uscire dalla loro stanza, abbandonando scuola, amici, famiglia.
Un fenomeno sociale allarmante cui si sta cercando di dare risposta attraverso la creazione di centri di recupero perché, dicono gli esperti, “la maggior parte di quelli che si ritirano dal mondo per più di un anno non riuscirà mai a reinserirsi completamente. Perciò, anche se usciranno dalle loro stanze, non troveranno un lavoro stabile e non avranno relazioni a lungo termine”.
A monte del problema, secondo il dottor Saito, primo a riconoscere e a dare un nome alla sindrome, c’è una situazione familiare e sociale difficile. In Giappone la famiglia esercita una forte pressione sui figli, soprattutto se maschi e primogeniti, affinché ottengano successi a scuola e nel lavoro. L’economia del paese, però, è profondamente mutata e una buona formazione non assicura più un lavoro stabile. “I ragazzi hanno passato la loro adolescenza a studiare in funzione di un mondo del lavoro che si è ridimensionato, e questo li fa sentire inadeguati”.
Il senso d’inadeguatezza degli hikikomori e la lotta degli studenti francesi, come si può capire, ha qualcosa in comune.
La Fura dels Baus, dal suo canto, conclude lo spettacolo con la morte di Gregor, ucciso, come nelle migliori tragedie, dalla madre.
La lotta fra padri e figli, variamente declinata, continua ad avere i suoi martiri.
(Tania del Sordo)