Scampoli di normalità/condivisione
Una platea di teatro gremita con pubblico seduto e pagante in cui almeno il 20 % fatto di cittadini senegalesi sparsi qua e là non è uno spettacolo solito, perché è una situazione davvero mista. Non serata gratuita di solidarietà per gli immigrati, ma normale spettacolo musicale alla tenda del Porto Antico. Cornice: il Festival del Mediterraneo.
Ovviamente ciò non avviene per caso: il secondo gruppo della serata è una famosa band senegalese, l’orchestra Baobab.
Il capo della band avverte: in Africa la musica è per ballare, e quando la musica inizia i senegalesi si accendono, abbandonano i loro posti in platea, e si assiepano ai lati della sala, a ballare. Ma tra loro almeno altrettanti italiani danzanti. La musica è molto bella. Ad un certo punto inizia un pezzo che trafigge istantaneamente il cuore dei senegalesi. Deve essere una canzone per loro molto nota e molto cara. Le mani un po’ si levano al cielo, un po’ scendono a toccare il cuore, le facce si rivolgono in alto, tutte le persone scure ondeggiano travolte dalla nostalgia. Gli italiani si fermano, un po’ intimiditi da questa passione che li esclude. Ma poi riprendono canzoni meno struggenti per i nostri scuri concittadini e la festa torna ad essere comune. Il tutto dura un’ora, un tempo troppo breve.
(Paola Pierantoni)