Caimano/1 – Contro la giustizia non l’ingiustizia

Un merito forse involontario va riconosciuto a “Il caimano”, il bel film di Moretti giunto, magari furbescamente, nelle sale in piena campagna elettorale senza farsi strumento di propaganda; ed è quello di essere provocatorio al punto da far venire allo scoperto le pulsioni eversive che il berlusconismo si guarda bene dall’esplicitare nei suoi programmi.


Ci ha pensato Baget Bozzo, il prete-ideologo di Forza Italia, ad abbandonare prudenze e artifizi della dialettica per dichiarare pubblicamente la riposta antidemocraticità del movimento e del suo leader.
Uscito dal cinema genovese dove ha assistito alla prima accanto al fido Gagliardi, il politologo più accreditato della Cdl (provvisoria, dice l’amico Travaglio) commenta il film per il Secolo XIX: “Il Berlusconi de ‘Il caimano’ non è una caricatura, ma è la figura tragica di colui che offre a un popolo privo di identità, una volontà. Il discorso che alla fine esprime con una superba orazione politica è, in sostanza, l’appello al popolo contro i poteri, in questo caso contro la magistratura. Il fatto che il film finisca con la sollevazione del popolo contro la magistratura offre un’ulteriore indicazione che Berlusconi ha toccato in qualche modo le corde più profonde, il bisogno di identità della gente”.
Ma a quale gente si rivolge? Evidentemente a quella dell’illegalità diffusa, della contiguità mafiosa, dell’evasione fiscale indiscriminata, dello sfruttamento, dell’intrallazzo. Sapevamo che egli fosse di fatto il campione di squali o caimani che non sopportano né regole né principi, presupposti di ogni società civile. Ora però Baget ci spiega che si può andare oltre, fino a sovvertire le istituzioni: “La figura di Berlusconi –scrive– non è una figura autoritaria ma di autorevolezza, certo non una figura democratica, nel senso legale del termine, che in fondo fa appello al popolo contro la giustizia…” Non contro l’ingiustizia, come arringavano i socialisti otto-novecenteschi, ma proprio contro la giustizia. Don Gianni non si sarà fatto trascinare un po’ troppo, complice Moretti, dagli ardori autoritari del tempo giovanile, quando sosteneva con la stessa enfasi l’aspirante golpista Pacciardi? Grazie comunque per averci avvertito fin dove può portare l’ossessione del premi er e dei suoi sodali contro i giudici. La legge uguale per tutti? Cose da comunisti
(Camillo Arcuri)