Caimano/2 – Ma la decenza non e’ un fatto estetico

Pierfranco Pellizzetti sabato 25 marzo nella rubrica Visto da Sinistra del Secolo XIX coglie l’essenza del film di Moretti facendo luce su aspetti in ombra: “c’è – soprattutto – il modo di guardarlo questo Paese, da un punto di vista ben preciso: quello di un esponente della borghesia romana di sinistra che pratica l’indignazione come irriducibile bisogno di stile in un paese scalcagnato, patetico e meschino”. E aggiunge: “si tratta di una evidente critica estetica”.


Berlusconi è il sintomo di una intollerabile volgarità, “intollerabile per l’eleganza nonchalante di una certa borghesia colta e severa” . Pellizzetti scrive di un mondo, a cui appartiene il regista, di “romani colti ed eleganti” fatto di “stranieri in patria” e conclude che il film “racconta il punto di vista di questo gruppo sociale”
Il Caimano è un film profondamente politico. Un film d’amore. E sulla decenza quotidiana di montaliana memoria.
Moretti accantona le sue nevrosi per proporre quelle di Berlusconi e quelle di un produttore che vuole fare un film su di lui. La crescita politica del primo è messa in scena insieme allo sfascio professionale e di coppia del secondo. Il produttore, senza più un soldo, venderà alla moglie la metà della sua casa per far girare alla giovane regista che gli ha proposto la sceneggiatura anche un solo giorno, uno solo, del Caimano Berlusconi. In tribunale. E c’è un orgoglio, una fierezza che davvero commuove. E nel film ci sono due bambini – nella parte dei figli del produttore – che recitano benissimo e una coppia incapace di trovare le parole per spiegare loro la separazione. Poi c’è il dolore. L’impossibilità di accettare la fine di un amore, che porta il produttore alla rabbia incontrollata di gesti eclatanti. C’è l’archetipo dell’attore famoso, del dirigente rai, del finanziatore straniero, in questo entrare ed uscire dal quotidiano del singolo per finire nella scalata al potere del premier.
Non c’è nel Caimano la sinistra. Nemmeno un’inquadratura. Nemmeno una battuta. C’è invece l’angoscioso delirio di questo paese dove la voce di chi vuole segnalarne le deviazioni è soffocata da chi ha il potere di scegliere e finanziare progetti.
Pellizzetti non se ne accorge, intento com’è a vedere la cornice che contiene il quadro. Distratto com’è da una “ certa borghesia” che “faceva i girotondi per denunciare l’insopportabilità di uno stile, prima ancora delle scelte politiche conseguenti”.
Un milione di esteti, di cui la sinistra non si deve più occupare.
(Giulia Parodi)