Meridiana/Ieri – Storia di un palazzo vittima del kitsch
Attorno alla metà del Cinquecento Gerolamo Grimaldi Oliva decise, come altri personaggi dell’epoca di analoga levatura sociale, la costruzione della sua nuova residenza. Il palazzo Grimaldi, sorse sull’area di fianco al grande edificio francescano, al di sotto della fortezza di Castelletto e corrisponde precisamente a quello che dall’ Ottocento in poi i genovesi hanno chiamato Palazzo della Meridiana.
In quel punto dove la collina di Castelletto si impenna i costruttori diedero vita ad una costruzione originale che grazie al doppio ingresso – da salita san Francesco e da piazza San Francesco – offriva a seconda dell’entrata prospettiva diverse. Tre cortili che terminavano in un monumentale ninfeo per chi accedeva dalla salita; la vista del mare per chi dalla piazza saliva al piano superiore del palazzo. Uno scambio di prospettive in un misto di coperto e scoperto che, insieme allo straordinario giardino ricco di giuochi d’acqua e di piante, desterà la meraviglia di generazioni di viaggiatori durante i secoli successivi.
Anche se già a partire dalla fine del Cinquecento, il palazzo Grimaldi cominciò a subire varie trasformazioni, fu all’inizio del XX secolo che ricevette il colpo di grazia. A infliggerglielo fu l’architetto Gino Coppedè che trasformò il palazzo in sede degli uffici genovesi dell’assicuratore scozzese Mackenzie, proprio quello del castello che porta lo stesso nome. Il sodalizio tra i due – improntato al kitsch più smodato – produsse la cancellazione del terzo cortile, la trasformazione del ninfeo in magazzino e l’accecamento del secondo cortile con una vetrata liberty. Questa in particolare riscuote grande successo tra i visitatori ignari della reale qualità architettonica dell’edificio e che per gli stessi motivi è uno dei pochi elementi dello stesso edificio a cui, curiosamente, la Soprintendenza ai Beni Architettonici sembra essere interessata – a parte quelli, come le sale affrescate da Luca Cambiaso, che anche un cieco forse tutelerebbe e che si tutelano comunque da s ole essendo dotate di un valore economico intrinseco e riconosciuto.
(Leon Battista Barabino)