RAI & SSN – Chi può mettere un freno ai padroni dei partiti?

Sono rimasto impressionato dalla frase conclusiva del corsivo di Paolo Lingua sul “Repubblica-Lavoro” di venerdì scorso (3 marzo): “Non ci sono più buoni e cattivi, ma solo piccoli mascalzoni furbastri”. Il riferimento è ai partiti, di destra come di sinistra. L’articolo era intitolato “L’utero in affitto dei partiti. I nuovi mostri elettorali”.


Sono rimasto impressionato perché se un giornale autorevole come “Repubblica” ospita un simile giudizio sui partiti, così poco “diplomatico” nella sua lapidaria e definitiva durezza, significa che il livello di insofferenza dell’opinione pubblica ha raggiunto livelli altissimi.
Ancora poco tempo fa un giudizio simile sarebbe stato tacciato, specialmente a sinistra, di qualunquismo. Oggi è considerato quasi ovvio, pacificamente accettato dalla più larga opinione pubblica.
“Non ci sono più buoni e cattivi, ma solo piccoli mascalzoni furbastri”.
Cosa si può dire di più aspro, di più definitivo? La sensazione che lascia è quindi questa: le parole sono finite, non resta che l’azione. Bisogna fare qualcosa.
I “piccoli mascalzoni furbastri” non sono le persone in quanto tali, bensì in quanto figure sociali, esponenti-padroni-padroncini dei partiti, i quali svolgono una funzione pubblica riconosciuta dalla Costituzione, ma sono appropriati da privati a fini privati.
Andiamoci a leggere l’articolo di Mario Pirani su “Repubblica” del 27 febbraio scorso: “Le mani dei partiti sul servizio sanitario”. In Senato il 14 gennaio è stato votato un provvedimento in base al quale ex parlamentari ed ex consiglieri regionali possono essere nominati direttori generali, direttori sanitari e direttori amministrativi delle ASL, a prescindere da qualsivoglia competenza specifica in materia. La legge è stata votata alla Camera con 366 sì, 2 no e 14 astenuti.
Di fronte a fatti come questi, si resta muti. Non c’è parola adeguata.
Altrettanto grave la situazione del sistema radiotelevisivo, vitale per la democrazia. Qui il vero scandalo è la RAI. Ancora più di Mediaset e del conflitto d’interessi di Berlusconi. Il Consiglio d’Amministrazione della RAI è oggi costituito, in dispregio alla stessa legge Gasparri (!), che parla di persone “di notoria indipendenza”, da sette parlamentari e altre due “personalità indipendenti”, uno direttore di “Europa”, quotidiano della Margherita, l’altro dirigente di Forza Italia. L’occupazione partitica della RAI non si era mai espressa a questi livelli. Meraviglia perciò il silenzio dei “mezzi d’informazione” (!) sulla raccolta di firme, che è in corso anche a Genova, per presentare al voto in Parlamento (occorrono 50.000 firme autenticate) la proposta di legge di iniziativa popolare sulla riorganizzazione del sistema audiovisivo, che contempla la fine del duopolio RAI – Mediaset e una RAI sottratta al controllo dei partiti, come ha fatto Zapatero in Spagna. Cominciamo a fare qualcosa. Le parole sono finite.
(Giuseppe Cosentino)