Storie di B. – Anche un film ora insidia la gloria del mausoleo
Il 1° marzo Berlusconi ha parlato al Congresso americano. Lo stesso giorno in edicola è uscito il film di Beppe Cremagnani e Enrico Deaglio “Quando c’era Silvio”. Un uomo due storie. Vederle in breve successione nello stesso giorno, oltre ad essere una prova di coraggio, offre allo spettatore l’immediatezza di due prospettive simmetricamente opposte: agghiaccianti. In entrambi i casi è in scena lui. Ed è talmente grondante di potere che lo spurga.
Pare fossero soprattutto figuranti i presenti al congresso americano, pochissimi membri, moltissima clac. Ma è il gesto dell’applauso che offre a Berlusconi l’identità. Lui più che sorridere a chi lo ascolta, sorride soprattutto a se stesso. E benevolmente annuisce. Inclina il capo soddisfatto. Vive di inquadrature. Il dolore, se espresso, è nell’offesa. La sua rabbia al parlamento europeo nei confronti di Martin Schulz è data dalla negazione del riconoscimento di ciò che ha fatto nella vita. E’ in cerca d’affetto. Se negato l’offesa gli è intollerabile. Questa campagna politica ha a che fare più di ieri con la sua emotività. Il legame profondo con gli amici Previti, Dell’Utri, Confalonieri, e il progetto del mausoleo che li ospiterà in eterno – ripresi nel film – è il segno che non gli è consentito morire. Ma la sua amicizia non tollera delle prove. Per Dell’Utri non testimonia. Si avvale della facoltà di non rispondere. Espone il parlamento a leggi mirate per sé e per gli a mici, ma non ci mette la faccia. Improvvisa bandane, corna, canzoni per dimostrare che è come lo spettatore: una simpatica canaglia. Come un italiano. Stesse debolezze. Romantico. Libero dal cerimoniale.
Il lato oscuro – che la magistratura si ostina a sottoporgli – va rimosso. Ma Berlusconi ha ampiamente superato gli obbiettivi terreni per i quali si è buttato in politica dieci anni fa. Adesso è una faccenda di pulsioni, di immaginario personale.
Cosa ne sarà di lui senza il palazzo? Senza gli uomini di scorta, puntualmente inquadrati come 007 in tutti i tg? Senza i tg? Senza gli amici Putin e Bush? Senza la stampa comunista? Senza la satira di Cornacchione? Senza l’impalcatura che il governo offre a chi governa? Senza i conflitti con la presidenza della repubblica? Senza i viaggi istituzionali? Senza i ministeri ad interim? Senza quel gesto di adozione a distanza che ogni elettore fa votandolo?
Se vince la sinistra, sarà una brutta storia. Una storia di solitudine e di abbandono.
(Giulia Parodi)