Scienza – Fare ricerca solo per fare cassa?

Dal 2002 al 2005 i finanziamenti destinati agli enti pubblici sono stati ridotti del 20% denuncia l’Osservatorio sulla ricerca (www.osservatorio-ricerca.it). Prima del governo Berlusconi – sostiene Lucio Bianco, ex presidente del Consiglio Nazionale della Ricerca (Cnr) – la ricerca italiana era rispettata all’estero. Oggi rischiamo di essere tagliati fuori dell’Europa che conta, visto che il governo si è opposto alla costituzione del Consiglio europeo delle ricerche (Federico Ungaro, l’Unità, 10 febbraio 2006).


Invece, per il presidente attuale del Cnr, Fabio Pastella, siamo nel migliore dei mondi. Alle critiche e alle resistenze alla riforma del Cnr voluta dal ministro Moratti e in particolare a quelle indirizzate all’adozione di una struttura verticistica di tipo aziendale, Pastella risponde che è proprio quello che voleva: “La ricerca non vive di soli articoli da pubblicare sulle riviste scientifiche. Quando sono venuto qui, il Cnr andava bene come produzione scientifica, ma il suo impatto era basso. Credo invece che bisogna guardare di più il mercato e ai bisogni individuali e collettivi” e lancia un chiaro “messaggio nella bottiglia” a chi tra qualche mese governerà il paese e potrà mettere bocca sulla vita degli enti di ricerca italiani. Oggi, finalmente il nuovo Cnr è a regime e credo che ci si debba fermare qui, perché questo ente non potrebbe sopportare nuovi cambiamenti” (Sole 24 ore, 19 febbraio).
Siamo quindi avvisati. In Liguria sembra che il messaggio del presidente del Cnr sia stato raccolto ancor prima di essere lanciato. La bozza di legge-quadro su ricerca, innovazione, università e alta formazione preparata in Regione da Massimiliano Costa, sembra infatti all’insegna (c’era da scommettere) di una parola d’ordine: sinergia. Secondo Il Sole 24 ore (8 febbraio 2006) la legge “intende valorizzare ricerca e innovazione come principale motore della strategia di sviluppo ligure, scommette sull’universo accademico, come primo diffusore di conoscenze rispetto al mondo produttivo…Un programma che “va dagli incentivi per lo sviluppo di imprese high-tech e consorzi fra aziende con finalità di ricerca, all’organizzazione di eventi di comunicazione per dare risonanza ai risultati dei progetti”. Compresi naturalmente parchi tecnologici, incubatori d’impresa, consorzi, imprese attivi nella ricerca, e chi più ne ha più ne metta. Silenzio, almeno pare, sulla ricerca di base.
Mentre l’Italia è spinta sempre più in giù nelle graduatorie internazionali sullo stato della ricerca, i fondi destinati alla ricerca scientifica, che continuano ad assottigliarsi, vengono distribuiti con criteri che tendono a penalizzare la ricerca di base. L’accento è messo sulla ricerca applicata nella speranza di fare quadrare i conti e di fare rapidamente ripartire i meccanismi dell’innovazione e della competitività. Si dimentica il valore strategico della ricerca di base, difficilmente riportabile a uno schema di ritorni di cassa sicuri e immediati e che il mondo moderno discende da Einstein, Pauli, Dirac, Haisenberg, Fermi, non da Bill Gates. Contro tutte le apparenze. Ma non importa: la parola d’ordine (o magica), sappiamo, è sinergia.
(Oscar Itzcovich)