Cultura – Pera non sa quant’e’ buono il cus cus coi tortellini

Tant’è il Vespa lecchino puntualmente ritorna sul XIX, nascosto in ultima pagina, perché quelli come me comprino il giornale e trovino poi la sorpresa, con le sue analisi sul Cavaliere & soci. Quando il nostro compare in TV basta un clic del telecomando per cancellarlo o per non incrociarlo zappinando su Porta a Porta.


Ma se ve lo trovate sul giornale della vostra città, o per la curiosità di vedere fin dove arriva la sua nullità, o perché il momento che stiamo attraversando richiede attenzione critica a tutto quello che la Cdl sta propinando agli italiani per convincerli a votare per il Cavaliere, finite, ahivoi, per leggerlo. Uno dei suoi ultimi interventi era dedicato a quel Pera che Berlusconi ha fatto diventare la seconda autorità dello Stato, con quali conseguenze tutti sappiamo. Il Vespa partendo dal libro “Senza radici” scritto a quattro mani (due delle quali sue?) dal Presiedente del Senato, illustra il progetto del Movimento per l’Occident e, con cui Pera indicherebbe una “terza via” tra gli estremismi di Calderoli e gli oltranzisti del dialogo, che, guarda caso, è quella seguita dal governo Berlusconi.
E qui l’opinionista cade in deliquio quando dà la notizia che il progetto Pera avrebbe l’appoggio incondizionato del Vaticano, di Comunione e Liberazione e consensi trasversali a tutte le componenti della Casa delle Libertà. Se non sbaglio il progetto arriva da quel Pera che tempo fa si era schierato contro i meticciamenti della nostra società, come se le radici degli europei fossero così pure e tanto giudaico-cristiane da correre il rischio di inquinamento da chiunque arrivi e mescoli le sue con le nostre. Ora non ci sarebbe di che meravigliarsi se queste idee venissero dai leghisti, ma da un “vecchio liberale” con un minimo di cultura generale e critica, com’è Pera, francamente lasciano quanto meno perplessi.
Il Presidente del Senato dovrebbe trovare il tempo e la pazienza di leggersi il libretto di Marco Aime, edito da Einaudi, dal titolo Eccessi di culture, in cui l’autore conclude i suoi gustosi ragionamenti sullo specchietto per le allodole costituito da culture e radici, con un aneddoto da manuale sul cus cus. Racconta Aime, per averlo sentito da don Piero Gallo, parroco di San Salvario, quartiere di Torino con molti immigrati maghrebini, che le maestre di una scuola materna decisero un giorno di preparare il cus cus. “Hanno cercato la ricetta “originale” per cucinarlo secondo la tradizione. I bambini erano contenti. Poi una maestra ha chiesto a un piccolo marocchino: “Ti piace?” “Si”. E” come quello che fa la tua mamma?” “Quello di mia mamma è più buono perché mette uno strato di cus cus e uno di tortellini, uno di cus cus…”
Ed ecco la conclusione dell’autore di “Eccessi di culture”: “Negli anni Venti Roberto Lowie, celebre antropologo americano, sosteneva che la cultura era un insieme di “toppe e stracci”: oggi quel bambino di San Salvario ha forse disegnato con le sue parole un’altra bellissima metafora della cultura.”
(Giovanni Meriana)