Media – Baciamano in TV al sciur padrun
In una delle “rare” occasioni offerte al cavaliere per apparire nei tg, in questi giorni di par condicio, non è mancata una sceneggiata a suo modo istruttiva. B. ha appena concluso un discorso alla platea osannante dei suoi sostenitori (è o era buona norma in Rai tagliare gli applausi di rito?) e una signora non più giovanissima si avvicina al podio con un grande omaggio floreale: glielo consegna e, non basta, gli bacia le mani accennando un inchino, secondo le peggiori tradizioni del più antico servilismo che non finisce mai.
Il sciur padrun di turno non si ritrae né tenta di sottrarsi a un atto di ossequio così anacronistico, specie da parte di una donna; anzi appare visibilmente compiaciuto.
Fin qui la dimostrazione, non trascurabile, della sua personale sensibilità, sense of humour compreso; la prova di un ego incontenibile, che lo vorrebbe sulla sedia gestatoria davanti a una folla genuflessa. Ma la domanda interessante è un’altra e riguarda il motivo per cui una simile scena è andata in onda. La ragione più semplice, “è il giornalismo, bellezza”, la regola aurea per cui è successo quindi si pubblica, non sembra adattarsi molto alla realtà della nostra informazione radiotelevisiva pubblica (e tanto meno privata). In redazioni dove si centellinano le presenze in video, i tagli delle inquadrature, manipolando immagini e contenuti, ormai la parola “verità” ha un suono soltanto ironico.
Scartata, dunque, come improbabile l’ipotesi di una corretta scelta professionale, ne restano altre due: l’adulazione o il dispetto. Per quanto si stenti a crederlo, in effetti è possibile che vi sia un caporedattore-maggiordomo così prono da scambiare quella scena per un gesto simbolico, emblematico della devozione così largamente sentita per il suo signore e padrone. I segreti tremori dell’animo umano non sono sempre razionalizzabili. Ma, a risollevarci il cuore sulle comuni sorti, resta l’alternativa della perfidia: mandare in onda quella scena indecente come estrema prova di sottomissione, classico atto di Fede, nella certezza che l’effetto sarà controproducente anche se il clan al potere plaudirà. E’ verosimile una risposta così sottile e cattiva, come reazione all’oppressione dei vertici unificati Rai-Mediaset? Il quiz non sarà mai proposto al gioco dell’Eredità che precede il Tg1: il telegiornale di cui si parla.
(Camillo Arcuri)