Ilva – Quando il giovin signore parla dei lavoratori (g.p.)

“Daniele Riva: Genova sarà la mia università”. Giovedì 19 gennaio, di Nadia Campini , Repubblica-il Lavoro.
La laurea dai Riva si ottiene sul campo. E il rampollo milanese “alla soglia dei trent’anni” adesso si concede alla stampa.


La sua è una storia che lo ha visto crescere negli stabilimenti del padre Emilio: Caronno Pertusella, Salonicco, Verona, Francia, Taranto.
Nei ricordi ci sono i piccoli trucchi di chi ha mosso i primi passi verso l’indipendenza. A Oxford: “ho imparato a farmi da mangiare, mi lavavo le camicie da solo, le appendevo e poi stiravo solo collo e polsini, con i maglioni sopra funzionava perfettamente”. Molti viaggi. Tante mansioni: qualità, logistica, settore commerciale.Troppi compiti osservano alcuni.
Oggi guida una Porsche Carrera. Se la cava con “risotti e cacciagione” e gli “toccherà il compito, esaltante ma difficile, di seguire la riconversione dello stabilimento” dell’Ilva di Genova. Prova una sincera gratitudine verso i dipendenti: “sono stati bravi e molto professionali i lavoratori che hanno passato anni di attacchi e critiche feroci, è vero erano attacchi rivolti essenzialmente contro l’azienda, ma l’azienda è anche dei lavoratori”. Anche di quei lavoratori ai quali si facevano scherzi sadici, travestendosi da operaio per coglierli alla prima distrazione sul lavoro? L’azienda era anche dei lavoratori che commemoravano Guido Rossa? E di quelli che scioperavano? E dei neo assunti che era meglio non uscissero per le manifestazioni?
E oggi, di chi è l’azienda? Di quegli impiegati ai quali è stato “ufficiosamente” detto che le loro mansioni verranno spostate a Milano entro dicembre? O di quelli che cercano l’amianto nel fondo dei loro cassetti per avere gli anni per avvicinarsi alla pensione? E’ del garante che dovrebbe controllare i criteri di cassa integrazione? Di quali donne è l’azienda? Di quelle che a Milano devono indossare la divisa? E vengono chiamate per nome – Signora Carla, Signora Roberta, Signora Pina – quasi fossero governanti?
Suvvia. Siamo seri.
(Giulia Parodi)