Acquasola – Condanna con requiem da Maniglio Calcagno
Giovedì 12 gennaio 2006, dibattito pubblico alla facoltà di Scienze della formazione “sulla costruzione di un parcheggio al parco dell’Acquasola”. Piatto ghiotto: 13 protagonisti di prima fila tra assessori comunali e regionali, più presidenti di commissioni importanti. Per la così detta “società civile” l’unica voce ammessa è quella di Andrea Agostini di Lega ambiente. Gli altri possono solo ascoltare. Il 13 gennaio, solo il Secolo XIX dedica una nota all’evento. Repubblica-il Lavoro si limita a poche righe in un pezzo dedicato ad altro.
Già questo potrebbe essere un segnale: il quotidiano locale schierato col centrosinistra non è interessato. E poi, diciamo la verità: il “dibattito” non è un dibattito visto che vi partecipano in maggioranza politici che sull’argomento, da due anni a questa parte, hanno già detto la loro infinite volte. E poi a cosa serve un dibattito se i giochi sono fatti ormai da mesi e solo l’ostinazione di uno sparuto gruppo di cittadini ha contenuto sino ad oggi lo sfregio dei giardini dell’Acquasola? Potrebbe servire, ad esempio, a riflettere su quale ruolo ha avuto l’informazione locale su quello che stava succedendo nel parco: gli interessi in gioco, le bugie pronunciate ad ogni passo dagli amministratori, le promesse disattese, le domande lasciate senza risposta…
Speranza delusa: niente di tutto questo. Allora perché dibattere? La cronaca del Secolo XIX suggerisce che il “dibattito” fosse cucito addosso ad Annalisa Maniglio Calcagno, ex preside di Architettura, influentissimo membro del Consiglio di indirizzo della Fondazione Carige, chiamata dalla Amministrazione comunale, all’inizio del 2005, a dirigere la commissione che doveva mettere la parola fine allo scontro tra ambientalisti e Comune sugli “aspetti vegetazionali connessi alla realizzazione dell’autoparco in spianata Acquasola”. La relazione – 20 pagine più le foto – depositata dalla commissione il 7 marzo 2005, riconosceva che il giardino storico dell’Acquasola, con gli interventi previsti, aveva finito i suoi giorni; quanto a quello nuovo, aveva bisogno, rispetto a come era stato progettato, di essere largamente rivisto. Il tutto, anche se detto con grazia, non era poco.
A 10 mesi di distanza dal deposito di quella sua relazione, la prof. Maniglio Calcagno è stata la protagonista del dibattito (che non c’era), chiedendo come mai i genovesi “si sveglino improvvisamente sull’Acquasola” loro “che solitamente dormono sul verde pubblico, rendendo inetti con la loro indifferenza anche gli stessi amministratori comunali”. La Maniglio Calcagno ha poi elencato i disastri che avanzano nel torpore generale: “I giardini di Baltimora, feccia della città”, i giardini di Albini, vera “vergogna di una Genova che nell’Ottocento era conosciuta come città dei giardini”. E ha aggiunto che nel 2004 nessun parco è stato restaurato per segnalarlo ai visitatori della città.
Quanto all’Acquasola – ha concluso – deve rimanere tale e anche la Soprintendenza dovrebbe far sentire la sua voce… Insomma un fuoco di sbarramento curiosamente tardivo e che, per prendersi ogni merito, finge di ignorare il ruolo decisivo avuto da gruppi di cittadini in lotta da oltre due anni per la difesa del parco. La professoressa Maniglio Calcagno è un personaggio molto importante di questa città, e fa parte di commissioni internazionali molto autorevoli. La risposta finale data, anche alle sue osservazioni, dall’assessore Merella – “il progetto dell’Acquasola è stato discusso infinite volte e rientra in una politica di contenimento del traffico, graduale e di buon senso” – non deve averla toccata più di tanto. Viene da pensare che il dibattito del 12 gennaio scorso sia stato organizzato per ragioni che con l’Acquasola c’entrano poco. Ma quali?
(Manlio Calegari)