Trenitalia – Ritorno al passato unica speranza

Si è svolto il 13 gennaio a Milano, nel bunker sotterraneo della stazione di Porta Garibaldi connesso al “passante ferroviario”, un aspro confronto fra Trenitalia e le Associazioni dei consumatori dell’area Lombardia-Liguria sul disservizio creato dal nuovo orario ferroviario, introdotto il 10 dicembre 2005.


In precedenza si era svolto a Roma, il 3 gennaio, un incontro assai tumultuoso che aveva indotto i responsabili del servizio a diluire il confronto in tappe locali. Questa era la prima.
L’organizzazione puntava molto sull’immagine: buffet, moquette, hostess, microfoni e squadrone di responsabili di area. I consumatori pensavano alla sostanza. Veroli lo ha domandato subito all’inizio: “Che tipo di riunione è questa? E’ decisionale o di facciata?”
Marco Raimondi, delle Relazioni esterne di Trenitalia, ha fatto sorrisi, ma non gli è stato possibile affermare che si trattava di una riunione decisionale. Mancava l’AD Catania il quale avrebbe affermato, come Raimondi stesso ha ripetuto, che “le attuali disfunzioni del servizio di Trenitalia dipendono da una mancata previsione della crescita della domanda; crescita dovuta a diversi fattori fra cui l’aumento del costo dei carburanti e quello delle tariffe delle autostrade…”.
Molti leader delle associazioni di pendolari (quelli di Piadena, quelli dell’Oltrepò, ma anche quelli liguri) hanno tuonato contro l’evanescenza del servizio ferroviario. Pierluigi Taboga di Borghetto ha letto con veemenza il documento redatto dai pendolari del Ponente ligure e l’ha riconsegnato a Trenitalia. Ma il Coordinamento delle Associazioni dei consumatori e dei comitati dei pendolari ferroviari della Lombardia hanno fatto anche di più: hanno elaborato un documento che mette a confronto il vecchio orario ferroviario con quello attuale. Da questa disamina si vede con ogni evidenza che la situazione è peggiorata, sia come tempi di percorrenza, sia come occasioni di viaggio, sia come costi all’utenza.
Giorgio Dho ha affermato senza mezzi termini che Trenitalia ha “distrutto il nodo di Genova”. Sotto accusa l’eliminazione di treni interregionali particolarmente amati dall’utenza (ed in effetti veramente comodi e puntuali): gli interregionali Milano-Genova-Ventimiglia, il Genova-Bologna, il Milano-Bologna-Ancona. Tutti sostituiti con coppie di intercity, sui quali si paga un biglietto più caro, è obbligatoria la prenotazione onerosa e comportano pause di attesa nelle stazioni di connessione; dunque un allungamento dei tempi di viaggio.
I casi narrati dai presenti sono stati più che esaurienti. A ciò si aggiungono tutti gli altri difetti del periodo: sporcizia, ritardi, guasti, incidenti meccanici ed elettrici. Un vero sfascio.
Uno dei dirigenti liguri, Braccialarghe, ha ammesso che il “disegno di rinnovamento concepito da Trenitalia per l’area ligure, non ha avuto successo, se si guarda alle reazioni della gente”. Poi ha tentato di spiegare la logica di questo rinnovamento: i treni a lunga percorrenza (gli interregionali, appunto) sarebbero troppo lenti poiché costretti ad attraversare nodi complessi (come Milano, Genova) dunque a loro si sono preferiti gli intercity (che come dice il nome vanno da città a città). Ma è stato un vero fiasco.
Le associazioni di consumatori e utenti chiedono a gran voce di ritornare alle condizioni precedenti, ripristinando i treni a lunga percorrenza.
(Rinaldo Luccardini)