Da cronista a DS – Il Cardinale e la squadra: bacchettati gli assenti
Il richiamo rivolto ai politici che l’ultimo giorno dell’anno hanno snobbato il suo Te Deum in cattedrale, lo ha rinnovato durante l’incontro in Provincia col presidente Repetto (quotidiani del 5 gennaio 2006).”Bisogna fare squadra”, ha detto il cardinale Bertone. Messaggio raccolto variamente dalla stampa locale e con particolare ammirazione da parte de la Repubblica il Lavoro che ha letto nelle parole del cardinale non una intromissione ma la prova del suo “sincero entusiasmo salesiano” (6 gennaio). Con tanto di foto del cardinale in visita mentre stringe la mano a un consigliere e si mette in posa per il fotografo.
Insomma uno che ci sa fare: sincero forse comunque non ingenuo. E di sicuro non modesto: “Se l’Iit è rimasto a Genova è grazie al mio impegno con Tremonti” ha snocciolato ai cronisti. Del resto dei suoi poteri taumaturgici a proposito dell’economia locale Bertone non ha mai fatto mistero. E se non era lui stesso a dirlo erano i suoi collaboratori, i suoi amici o quelli che le cose le ripetono solo perché così vogliono altri che contano.
Vi ricordate il conflitto Novi-Carena? Ufficializzato nella seconda metà di luglio 2005 (“Porto terremoto a San Giorgio: Novi liquida il segretario generale”; in realtà come si capirà nei giorni successivi c’era chi stava tentando la manovra opposta) è durato per settimane. Mentre fallivano le “mediazioni politiche” lo scontro stava estendendosi oltre il campo portuale. Era il momento del miracolo, cioè del cardinale. Come i veri miracoli aveva avuto una data, un’ora, un luogo preciso. E, ovviamente, anche i suoi propalatori. Il 19 settembre 2005 i quotidiani locali avevano annunciato che, alla vigilia della riunione del Comitato portuale (“I destini del porto appesi a un filo”), lui, il cardinale aveva convocato i duellanti: “Il cardinale incontra Novi e Carena alla vigilia del comitato. L’ultima mediazione di Bertone”. Il compromesso era stato trovato: Carena sarebbe uscito con l’onore delle armi e l’assegnazione di un piccolo regno, l’aeroporto, che stava per diventare molto grande e che comunque avrebbe mantenuto lui e quanti lo avevano sostenuto in posizione di forza rispetto agli scenari a venire. Sospetto: che facessero parte della squadra del cardinale?
E le nomine nella sanità avvenute nel luglio scorso? Quello “sciù Parodi” direttore amministrativo dell’Ospedale Galliera nominato direttore sanitario della mitica ASL 3, uno timorato di Dio e della chiesa e che induceva il lettore della sua intervista a credere che la sua nuova destinazione fosse opera divina (Repubblica Lavoro, 1° luglio 2005). O, come si dice, Opus Dei? Opus Dei che c’entrava sicuramente col Gaslini. Vi ricordate a fine agosto? “Per il dopo Serra, Bertone punta su Lorenzelli. L’indicazione del cardinale nelle mani del ministro. Lorenzelli è il presidente del consiglio di indirizzo e del consiglio di amministrazione della fondazione Carige e rettore del Campus Biomedico di Roma…”. E il 2 settembre 2005 – sempre Repubblica Lavoro – “Lorenzelli non lascia, anzi raddoppia. Fede e business: l’Opus dei a Genova”. Ancora? Il 30 dicembre 2005 lo stesso giornale annuncia che Lorenzelli presidente dell’ospedale e dovrebbe anche diventare vicepresidente della fondazione Gaslini. Conflitti di interesse? Ma quali mai!
Del resto è lo stesso cardinale ad aver indicato Lorenzelli per presiedere – secondo incarico – il Consiglio di indirizzo della Fondazione Carige, la cassaforte della regione, che con 30 milioni di euro tiene in pugno la politica. Tanto per dire che lui, Bertone, già cronista di calcio, poi DS (direttore sportivo), la squadra ce l’ha già. E anche lo sponsor.
(Manlio Calegari)