Scarichi/2 – San Martino e Gaslini: chi ha ragione?
In questi giorni (dal 3 gennaio) sono usciti sulle pagine cittadine del Secolo XIX e di Repubblica 16 articoli sulla questione degli scarichi della camera per la sterilizzazione dei ferri chirurgici al San Martino: 14 articoli sul solo Secolo XIX (prima pagina e vasti spazi), e solo due su Repubblica, il primo del 4 gennaio un po’ in sordina, il secondo del 7 gennaio a piena pagina. L’azienda disinfettante e ipoteticamente inquinante è la Service Italia SPA, controllata dalla Coopservice: una Coop “rossa”, e ciò può essere alla base dell’interessante squilibrio.
Nell’articolo di Repubblica del 4 gennaio si legge che l’ARPAL, dopo una ispezione di qualche mese fa, ha scritto che “da 4 anni a questa parte (cioè da quando la Servizi Italia aveva vinto l’appalto) i rifiuti sono stati smaltiti senza il rispetto delle norme”.
Domande: che cosa accadeva prima? Quali sono queste norme? Che rischi derivano dal loro mancato rispetto? Cosa fanno le altre aziende ospedaliere?
Qui si entra in una nebulosa veramente confusa in cui il diritto di cittadini, lettori, utenti ad essere correttamente informati viene ampiamente tradito.
I protagonisti principali (il direttore sanitario del San Martino e il responsabile della Servizi Italia) rilasciano dichiarazioni ispirate al primario obiettivo della propria auto-difesa ed elargiscono rassicurazioni ed attestazioni di buonafede che non rispondono alle domande di cui sopra.
Dal canto suo il Secolo XIX lancia il suo ultimo articolo a piena pagina Venerdì 6 Gennaio, col titolo scoop (?): “L’alga killer nata dai rifiuti del San Martino”. Poi nei due giorni successivi improvviso silenzio.
A questo punto (il 7 gennaio) è Repubblica a lanciare un articolo a piena pagina, titolo “I solventi? Una goccia nel mare”, sottotitolo: “L’Arpal: gli scarichi del San Martino con le alghe non c’entrano”
Non vi è dubbio che sulle regole da seguire ci sia parecchia confusione in giro, tanto che l’Assessore Montaldo ha deciso di convocare un tavolo di confronto tra l’ARPAL e le varie Aziende ospedaliere, ognuna delle quali procede a modo suo: il Gaslini, ad esempio, tratta questi liquidi come rifiuti nocivi, li stocca in contenitori speciali e li fa smaltire da aziende specializzate, il che costa un bel po’ di più delle procedure del San Martino: al Gaslini sono spreconi o fanno semplicemente le cose come si deve?
Probabilmente, quindi, ci vorrà tempo per sapere se e quanto questa modalità di smaltimento era illegittima e dannosa, ma ciò non toglie che di fronte alla alternanza tra ipertrofia e ipotrofia informativa, di drammatizzazioni e di rassicurazioni fornite in questi giorni dai media locali, provo – da lettrice – la disagevole sensazione di trovarmi in mezzo ad un tira e molla in cui gli organi di stampa mettono l’obiettivo di informarmi solo al secondo posto.
(Paola Pierantoni)