Laicità/1 – E’ gioco da bambini o è politica seria?

Tra breve compio i sessanta, ma questi giorni mi hanno regalato un delizioso momento di ritorno all’infanzia.


Il giorno prima della manifestazione sulla laicità mi trovavo nella sede DS insieme alle altre due donne che insieme a me avevano organizzato tutta la faccenda. Stavamo ritagliando lettere colorate per comporre lo striscione auto – costruito con le nostre mani (17 euro di spesa) per mettere sul palco, e in quel mentre transita dalla stanza il segretario regionale, che si ferma un attimo a noi dappresso, mi scompiglia delicatamente i capelli, e poi, senza proferire parola, prosegue per attendere alle sue cure che immagino rilevanti.
Beh, un gesto tenero, di quelli che gli adulti indulgenti regalano ai bimbi intenti a qualche piccola occupazione infantile. Del resto che altro era il quadretto che noi componevamo? Tre donne innocentemente dedite al ritaglio, una cosa carina che può strappare un sorriso, ma a cui di certo, deve aver pensato il segretario, più di tanta attenzione non si può dedicare.
Quelle lettere colorate però erano solo l’anello di una catena che le donne sono solite percorrere da cima in fondo.
Peccato non averlo capito ed aver sprecato l’occasione per fare qualche domanda, per cercare di capire qualcosa. Ad esempio che la politica giocata tutta e solo nelle asfittiche mediazioni autoreferenziali delle segreterie non è più capace di vedere la realtà, e che quando il momento è maturo le persone trovano altre strade per muoversi: mail, passa parola, newsletter, rapporti con l’associazionismo, relazioni individuali con persone che ricoprono ruoli nei sindacati, nei partiti, nella stampa, nella cultura.
Non è la prima volta che accade, e ogni volta che accade il ruolo di rappresentanza dei partiti manifesta una smagliatura in più.
(Paola Pierantoni)