Stato laico/1 – Quanto coraggio per essere adulti
Immagino che qualcuno mi chieda alla fermata dell’autobus: “scusi, cosa vuol dire ‘stato laico’ ”? Cerco disperatamente poche parole chiare, che esprimano comprensibilmente quello che mi sembra di avere così chiaro nei miei pensieri e sentimenti. Perché alcune parole alcuni concetti sembrano così difficili da esprimere, quando invece dentro di me sono così chiari?
Nessun adulto mi chiederebbe di spiegargli il concetto di “pazienza”. Anche se la mia pazienza è diversa dalla sua, c’è qualcosa di fondo che rende simili le nostre ‘pazienze’ e non ci serve definirle. Ma allora perché è così difficile definire “laicità”?
Eppure a questa fermata di autobus tutti siamo d’accordo che l’Iran non è uno stato laico, e siamo tutti d’accordo che il francescano della chiesa vicina a casa non è un “laico”.
Allora è semplice: ‘laico’ vuol dire ‘non religioso’; ma è ovvio: uno stato laico è uno stato che non è governato da principi che si riferiscono direttamente a una o più religioni, che non produce leggi dichiaratamente derivate da una religione.
Sono sicura che quel qualcuno alla fermata dell’autobus potrebbe essere soddisfatto della risposta e sorridendoci reciprocamente da adulti consapevoli esprimeremmo la nostra gioia di vivere in uno stato laico.
Perché in fin dei conti “laicità” niente altro vuol dire che i rapporti tra le persone sono paritari, non c’è nessuno al di fuori della nostra coscienza che ci dice che cosa fare e cosa non fare, ovvero tra persone alla pari dovremo cercare le regole, le leggi che ci permettano di vivere insieme in modo civile mediando tra le diversità di ciascuno e permettendo a ciascuno di soddisfare le proprie necessità e di perseguire i propri desideri senza calpestare quelli degli altri.
Sembra facile? Non lo è perché dentro il cuore di ognuno di noi c’è un folle desiderio di imporre le nostre credenze, dentro di noi c’è una spinta ad assolutizzare le nostre speranze, le nostre abitudini, le nostre sensazioni perfino. Così capita che non ci comportiamo da adulti consapevoli ma diventiamo dei bambini dispotici che non vogliono accettare nessuna regola del gioco, a meno che questa regola sia imposta da un padre forte e imperioso, non un dio dentro di noi ma un dio fuori di noi. Siamo disposti ad accettare i dogmi, ci dichiariamo felici di vivere con molti dogmi piuttosto che sperimentare il coraggio di essere adulti liberi in relazione con altri adulti liberi.
Il dogma è un ombrello così sicuro perché mette fuori di noi l’autorità che ci deve guidare e far dormire sonni tranquilli. Ma c’è libertà nel dogma? C’è sicurezza nel dogma? C’è umanità nel dogma?
Voglio vivere senza dogmi e per questo sono in piazza Matteotti sabato 17 dicembre 2005 con tutti quelli che come me credono in uno stato laico e in una società fatta da e per persone adulte e civili.
Alla prossima fermata dirò cosa intendo per dogma (se serve!).
Anna Cassol