Stato laico/2 – Non potevo più subire senza rispondere

Era da un po’ di tempo che mi sentivo un senso di oppressione al petto, una specie di difficoltà di respiro, come succede, a volte, in certe giornate di maccaia. Una sensazione di malessere, di disagio, a cui però non riuscivo a dare un nome. Poi, una sera, ho ricevuto una telefonata.
Sono state sufficienti poche parole per mettere a fuoco la mia inquietudine, per capirla e anche per trovare una soluzione.


Ero affetta da un attacco di carenza acuta di mobilitazione. La mia indignazione per i quotidiani attacchi alla laicità dello stato, per le quotidiane intrusioni delle gerarchie cattoliche nella vita politica, per la continua erosione dei diritti e della libertà di scelta delle donne si era limitata, fino a quella sera, a sfoghi con amici, compagni e parenti, senza trovare una via per esprimersi in forma propriamente politica.
Insieme a molte altre, subivo senza reagire, se non a livello privato e personale, mentre in me cresceva il disgusto per la piaggeria e l’ipocrisia generali, a malapena celate dietro il rispetto per il “magistrato morale della Chiesa”.
Evidentemente, non ero la sola a pensarla così. Evidentemente, il mio disagio non era mio soltanto. E quando il disagio di uno diventa il disagio di molti, allora quel disagio non è più un fatto privato, ma un fatto pienamente, legittimamente politico, che deve esprimersi nelle forme politiche della visibilità e del diritto alla parola che la nostra Costituzione ci garantisce.
Sarò in piazza, sabato prossimo, in una manifestazione che, per me, ha anche il significato di poter recuperare la dignità ed il diritto delle mie opinioni e dei miei valori.
Perché, tra le altre stoltezze che ci vengono propinate nella generale acquiescenza, c’è anche quella che solo chi fa riferimento ad un credo religioso purchessia si può considerare portatore di valori etici. Come donna laica, rivendico il diritto a vedere i miei valori – libertà delle donne, pari dignità delle persone, solidarietà, democrazia, tolleranza, e i mai tramontati “libertè egalitè fraternitè” della rivoluzione francese, rispettati e riconosciuti alla pari di tutti gli altri, in primo luogo dalla Repubblica in cui ho la sorte di vivere.
Paola Repetto