Scajola – Carbone in Valbormida e ritorna il passato
Le parole pronunciate dal ministro Scajola, nel corso della cerimonia per i sessant’anni dell’Unione Industriali di Savona, circa la costruzione di una centrale a carbone in Valbormida, sul sito dell’ormai ex-Ferrania, destano sincero allarme in chi ha a cuore le sorti, economiche, ambientali, di sviluppo sociale della nostra terra.
Prima di tutto è falso affermare che il Governo ha salvato la Ferrania: la Ferrania, nella sua integrità di ciclo tra progettazione/produzione non esiste più, ed è una scelta che arriva da lontano, almeno dal passaggio da 3M ad Imation, avvenuto nel silenzio di partiti e sindacati incapaci di capire cosa stesse succedendo.
Le parole di Scajola sono gravi allorquando sostiene che il carbone è la fonte energetica che costa il 35% in meno delle altre: non si contabilizza, infatti, il danno ambientale e alla salute delle persone.
E’ incalcolabile, soprattutto, il danno che viene arrecato alla comunità valbormidese e, più in generale, alla nostra provincia con la riproposizione di un modello vecchio, che esclude la possibilità di strutture produttive tecnologicamente più avanzate.
La Provincia di Savona si riduce, sulla costa, al perpetuarsi della logica del mattone e, nell’entroterra, a raccogliere ciò che di ecologicamente appare più dannoso ed economicamente meno redditizio soprattutto per il futuro: meri produttori di energia, per altri capaci di sfruttare le risorse vere della produzione innovativa. Una “divisione dei compiti” tra costa ed entroterra sulla base della quale, negli anni’80, crebbe quella “questione morale” che risultò anticipatrice incompresa di “Tangentopoli”.
L’Unione Industriali celebra i suoi sessant’anni contemplando le macerie del passaggio dall’industria all’immobiliarismo, di cui è emblematica la zona portuale di Savona: un risultato dovuto al ridursi degli imprenditori savonesi alla logica corporativa, al contemplare il proprio ombelico, alla voglia di scaricare sugli altri le contraddizioni tra sviluppo e ambiente che hanno caratterizzato gli ultimi decenni della nostra storia.
Si pensi alle condizioni delle tratte ferroviarie Savona – Torino e del Ponente Ligure, o alla situazione degli svincoli autostradali di Albisola, Savona, Altare (emblematica la vicenda della neve di venerdì scorso).
Assistiamo al ritorno di un modello pericoloso e dell’ennesimo tentativo di tagliar fuori Savona, il suo comprensorio, la Valbormida, dalla possibilità di stare al passo con i tempi, progettare il miglioramento delle condizioni economiche, sociali, ambientali, dei suoi cittadini.
Serve un progetto radicalmente diverso: il grave è che all’orizzonte, partiti e sindacati non sembrano intenzionati a produrne, giocando sulla difensiva e fiancheggiando i soliti padroni del vapore.
(Franco Astengo)