Informazione – L’indice di gradimento di giornali e Tg
Un amico giornalista vorrebbe che noi fossimo di più “osservatorio locale” sui media lasciando perdere le notizie (e i relativi commenti) che un lettore può facilmente trovare sulla stampa corrente. Ha ragione; mille volte ragione. Ma vorremmo che riconoscesse le difficoltà che incontriamo di fronte alla massa di notizie-non notizie, le notizie incomprensibili con cui giornalmente facciamo i conti. Forse dovremmo trasformare il nostro osservatorio in un elenco di domande rivolto ai lettori e ai giornalisti.
Ogni settimana un bell’elenco. Ai lettori: cosa avete capito di questo? Cosa vuol dire quell’altro? E ai giornalisti: perché non ci spiegate quella cosa? E perché non vi decidete a parlare di quell’altra? Ma, diciamo la verità: noi e i nostri 4000 (virtuali) lettori siamo così importanti da meritare risposta? Forse no; ma il guaio è che molti operatori dell’informazione credono che non meritino attenzione, quindi rispetto, neppure i centomila e più lettori (non virtuali perché comprano ogni mattino all’edicola i diversi quotidiani) di questa regione. Per non parlare del pubblico ancora più numeroso dei telespettatori.
Se l’utenza dell’informazione stampata ed elettronica è ancora così vasta, si obietterà, vuol dire che le cose tutto sommato funzionano. Invece no: lo dicono anzitutto le statistiche delle copie vendute, con alti e bassi tra le varie testate, ma sempre inchiodate agli stessi totali complessivi da anni, con indici semmai in calo mai in crescita. Dipenderà dal diminuito potere di acquisto, ma fors’anche dal modo sempre più seduto o genuflesso di fare il giornale, non al servizio delle persone comuni, dei loro interessi culturali e materiali, ma di quelli che contano. Alla fine qualcuno se ne accorge.