Chimica e affari – La trasparenza? Costa troppo
REACH sta per Registration, Evaluation and Authorisation of Chemicals, e se provate a digitare “REACH / chemicals” su Google verrete sommersi da 10.700.000 collegamenti a siti che ne parlano. Se invece andate a vedere una rassegna stampa degli ultimi due mesi troverete sei articoli sul Sole 24 Ore, e un solo trafiletto di 11 righe su Repubblica. Strana questa disparità. L’euro parlamentare DS Guido Sacconi, relatore del provvedimento, ha parlato di una “dura campagna di disinformazione che ha portato ad incredibili forme di pressione”.
Gli interessi in gioco, non c’è dubbio, sono alti: si tratta infatti del regolamento europeo approvato lo scorso 18 Novembre dall’Europarlamento per mettere sotto controllo le sostanze chimiche prodotte o introdotte in Europa in quantità superiori ad una tonnellata all’anno. Per arrivarci sono occorsi più di tre anni di discussione e di scontro con l’industria chimica europea.
Il regolamento dovrà tornare al Consiglio ed al Parlamento Europeo per una seconda lettura entro fine 2006 / inizio 2007. Dunque, giochi ancora aperti.
Per rendersi conto del livello dello scontro basta dare un’occhiata al tono degli articoli del Sole 24 Ore: “Marcegaglia: Le procedure sono costose e difficili, si tutela l’ambiente ai danni delle imprese”; “Il Presidente di Confindustria Luca di Montezemolo domanderà al Governo di muoversi perché vengano riconsiderate le decisioni assunte…”; “L’industria chimica italiana potrebbe pagare un sovrapprezzo di 1.2 miliardi di euro. Un costo dovuto all’Eurocrazia…”
L’industria chimica europea, messa in ansia dalla sua gigantesca coda di paglia, ha in effetti ragioni per preoccuparsi, infatti il REACH prevede:
– L’obbligo di registrazione delle sostanze chimiche prodotte o importate in misura superiore alla tonnellata/anno.
– Il principio di sostituzione: cioè l’obbligo, per le imprese, di rimpiazzare i prodotti dannosi con altri più sicuri
– L’inversione dell’onere della prova, cioè l’obbligo delle imprese di provare che i loro prodotti sono sicuri, prima di essere autorizzate a metterli in commercio.
– trasparenza, coinvolgimento del pubblico, contrasto alla disinformazione degli utilizzatori
Un provvedimento di immediato, quotidiano interesse per tutti i cittadini. Quando si parla di “sostanze chimiche” si parla infatti di cose che incontriamo tutti i giorni, sul lavoro, per strada e in casa.
Ma allora perché i giornali non ne parlano? Quale è il criterio secondo cui le redazioni decidono cosa deve interessare i comuni cittadini, quali “dettagli” degli avvenimenti li riguardano? Venendo ai liguri, non è servito loro né avere una propria euro parlamentare (Marta Vincenzi) direttamente impegnata nella battaglia europea, né che lei stessa ne abbia diffusamente parlato in un Convegno tenuto da Ambiente e Lavoro lo scorso 20 Novembre, né che il 17 Novembre, a confronto europeo in pieno svolgimento, si tenesse a Genova un convegno centrato proprio sul conflitto tra ambiente e produzione.
(Paola Pierantoni)
Sito con informazioni sintetiche e accurate:
http://www.euractiv.com/Article?tcmuri=tcm:29-149038-16&type=News