Informazione/3. Dal NYT una lezione difficile da seguire
Il New York Times, archetipo negli U.S.A. di equilibrio e di indipendenza giornalistica, ha dovuto correggere una rotta che minacciava di travolgerlo. Dopo lo scandalo di Jayson Blair, il giornalista che si inventava le notizie, il giornale ha pubblicato, tra settembre 2002 e giugno 2003, una serie di servizi sull’Iraq basati esclusivamente su fonti che veicolavano gli interessi del Pentagono e dei falchi neo conservatori insediati nel governo.
L’evidente cambiamento negli umori dell’opinione pubblica e una polemica montante avrebbero potuto diventare fonte di nuovi guai. Per arginare la possibile falla, il giornale ha chiesto scusa ai suoi lettori e ha contrattato, come ombudsman (difensore dei lettori), Daniel Okrent, una personalità esterna che potrà scrivere quello che vuole una domenica sì e una no, non potrà essere licenziato e non potrà essere corretto. Okrent, lo scorso 30 maggio scrisse sul giornale un articolo con un emblematico titolo Armi di distruzione di massa o di distrazione di massa? A chi gli chiedeva se le scuse del giornale non erano un po’ riduttive ha risposto che intende promuovere “un lavoro ampiamente documentato che esamini la storia di come l’Amministrazione vendette la guerra, un lavoro nel quale, necessariamente, si dovrebbe includere il ruolo che ha avuto il NYT in questa storia”.
In Italia, come si chiede dal suo Blog il giornalista Mario Tedeschini Lalli, sarebbe utile un ruolo del genere? E, soprattutto, sarebbe possibile?
(Oscar Itzcovich)