Università – La nuova generazione ha i capelli grigi
Molti ricordano la drammatica seduta congiunta del Consiglio di amministrazione e del Senato dell’Università in cui si denunciava il crack che emergeva dai dati di bilancio, un buco di 15 milioni di euro (la Repubblica – Il Lavoro, 24 novembre 2004). In meno di un anno la situazione pare ora decisamente cambiata. E tutto grazie a un contributo ministeriale di 750.000 euro, che forse può servire per distrarre qualcuno dalla appena approvata legge Moratti sull’università, meglio definita come “una confusa accozzaglia di norme contraddittorie e inapplicabili” (F. Donzelli, www.lavoce.info, 24 ottobre 2005).
Tuttavia, e ciò ha causato polemiche in alcuni settori dell’Università, il contributo speciale richiesto a suo tempo per sopperire almeno parzialmente alle sofferenze provocate dalla mancanza assoluta di fondi per la ricerca, per il funzionamento ordinario delle strutture e per i sistemi informatici e bibliotecari dell’Ateneo, sarà invece impiegato quasi interamente nella sistemazione del personale docente.
“Parte dopo molti anni una operazione di ricambio generazionale”. “All’Università si cambia. Assunti 200 nuovi docenti”. Così riporta la notizia l’edizione locale di “la Repubblica” del 16 ottobre. Presente profetico perché la delibera è stata fatta una settimana dopo, il 25 ottobre. Un’evidente esagerazione perché la maggior parte di questi professori non sono affatto nuovi. Sono ricercatori che diventeranno professori associati e associati che diventeranno professori ordinari perché risultati idonei in concorsi conclusi anni fa. Quindi, un provvedimento che riguarda professori in servizio che sono in attesa di essere assunti con la nuova qualifica. Progressione di carriera. Un atto dovuto, ma solo in prospettiva, perché le assunzioni potevano essere dilazionate nel tempo. Le vere e proprie nuove immissioni di ricercatori riguardano invece solo una piccola quota, che sarebbe stato bene far conoscere.
In mancanza di questi dati, sorprende che il Rettore Bignardi presenti alla opinione pubblica questo provvedimento come “l’avvio di una nuova progettualità, che trova nell’esigenza del ricambio generazionale il suo obiettivo prioritario”. Per l’Università di Genova, “una delle più vecchie di Italia per età dei docenti”, l’abbassamento dell’età media provocato dalle nuove immissioni difficilmente sarà significativo. E finché questo governo con le sue finanziarie continuerà a bloccare il reclutamento di nuove leve, l’età media complessiva dei docenti tenderà fatalmente a crescere. Per lo stesso motivo, il rapporto tra ricercatori e professori (ordinari e associati) continuerà a diminuire. Insomma, la verità è che l’università continua ad invecchiare, che ci sono proporzionalmente sempre meno ricercatori. Altro che ricambio generazionale!
Rispetto alla qualità delle nuove immissioni, il Rettore ha invitato le Facoltà ad attuare le selezioni interne, in previsione delle nomine, con estremo rigore. Un invito al limite dell’ingenuità poiché le Facoltà non sono organi terzi, in grado di valutare serenamente il collega con cui si condivide quotidianamente il lavoro. Il rigore, tanto più se estremo, raramente è stato applicato al momento delle chiamate degli idonei, fatte invece spesso in ossequio della solita logica corporativa di sistemare prima i docenti locali e al di fuori di ogni pur minima e coerente programmazione.
(Oscar Itzcovich)