Rockpolitick – Celentano su Rai uno, Fassino a canale 5
C’è stato un periodo in cui, se ci si sintonizzava su Radio Due dopo pranzo, si sentiva la trasmissione Alcatraz. Nel programma un detenuto della famosa prigione parlava agli ascoltatori. Tre quarti d’ora di monologhi serrati in cui, senza decoro, venivano denunciati i silenzi su guerre, fame, tragedie ambientali, devastazioni ecologiche e sociali. Basato sull’idea che il detenuto, condannato del braccio della morte, non avesse più nulla da perdere , gli si facevano dire cose forti che spesso toccavano una coscienza collettiva in stato comatoso.
Jack Folla, questo il nome del personaggio, era la terapia del risveglio. Nella sostanza niente di pazzesco, un genere teatrale alla Gaber. Nei fatti una luce sull’indifferenza e l’ignoranza rispetto ad eventi abnormi. A tratti spietato o strappalacrime, il detenuto portava l’ascoltatore, suo malgrado, in un territorio che per convenienza gli era ostile. Nessuno stupore, quindi, nel leggere tra gli autori di Rockpolitik il nome di Diego Cugia, padre di Jack Folla. Nei monologhi di Celentano infatti solo terapia della chiarezza dopo anni di inciviltà televisiva. Solo chiarezza però.
Per il resto chi aveva mente e cuore per capire lo ha fatto sin dal gennaio 2002, in piccoli gruppi cittadini, condividendo con i pochi politici disponibili la percezione di un regime che cresceva inesorabilmente. Chi aveva mente e cuore ci ha messo anche la faccia. Tra loro Santoro, Luttazzi, Moretti, Guzzanti, Rossi, Scalfari, Deaglio, Biagi, Cofferati, Pardi, Ginsborg, Flores d’Arcais, Travaglio, Colombo, Barenghi, Scalfaro. E sin dall’inizio è stato tacciato di radicalismo. In alcuni casi lasciato solo. Giovedì sera non è stato aggiunto nulla alla semina fatta da loro in quattro anni. Rockpolitik è stata solo la festa del ringraziamento, fatta grazie ad un clima politico favorevole, alla possibilità concreta di riprendere in mano il timone di questo paese.
Si mormora cinicamente che in Rai si colga prima il cambiamento del vento assecondando lo schieramento più forte. Su questa base Celentano e Crozza sarebbero saliti sulla nave a tempesta finita. A ritmo di lento. Tuttavia non preoccupa. Cantanti e comici devono solo fare il loro mestiere. Sempre che sia concesso loro lo spazio per farlo.
Quello che preoccupa, nella politica-spettacolo o viceversa, è la comparsata del leader dei ds in una televisione di proprietà di Silvio Berlusconi un sabato sera. In una trasmissione di Maria De Filippi. Ad una settimana dal voto di quattro milioni di italiani. In coda. Pazienti. Quattro milioni domenica scorsa e Piero Fassino a Canale 5, ospite in casa di Berlusconi, il sabato successivo. Con la tata. La commozione, i suoi ricordi. E’ ben strano. Ci chiediamo perché.
(Giulia Parodi)