Lavoro. Gioventu’ precaria non piu’ bruciata
Non ha tempo di bruciarsi, questa gioventù. Sempre in bilico, in disequilibrio. Precaria. Con ali spiegate destinate ad atrofizzarsi sotto la metodica imposizione di categorie come“termine”, “progetto”, “inserimento”, “formazione”, come le bende su minuscoli piedi di geishe.
L’atmosfera a Roma dopo la giornata di manifestazioni dei precari dell’Atesia non la si legge sui giornali che a malapena ne fanno cenno, quando non glissano del tutto sull’evento. La si respira ad una selezione per accedere (non sia mai ad un lavoro) ad un corso di formazione per operatore nel turismo.
Sono quasi tutte ragazze, una cinquantina, solo due o tre i ragazzi. Prima della consegna dei test si alza un vociare indistinto, in cui ritornano ricorrenti gli stessi concetti. C’è un gruppo di ragazze campane; “Certo che si vede che a Napoli non c’è lavoro, siamo tutte di là” esclama ridendo una ragazza. Si mangia le unghie, forse l’ansia per la prova, chissà. Ha appena compiuto 24 anni. Poi continua “Ho sempre il rimpianto di non aver finito gli studi, oggi forse sarebbe diverso”. “Eh, io ho finito un anno fa, non c’è niente nel nostro settore. Tanta pubblicità, tanti corsi per i beni culturali, poi non assumono nessuno.” dice una ragazza, 29 anni e laurea nel cassetto. “E lettere è lo stesso, sono laureata da due anni, mi cercano solo come agente di commercio, tanto studio per vendere porta a porta, averlo saputo prima”.
L’età delle candidate è omogenea, tra i 26 e i 30 anni. Solo due o tre raggiungono la quarantina. L’attesa si allunga, gli aneddoti si moltiplicano: di come siano buffe le riunioni in cui le ditte americane ingaggiano gli agenti, di come alla fine di qualsiasi contratto a termine ci si senta dire “grazie, arrivederci”. Ma soprattutto di come sia pesante vivere a casa “coi tuoi” alla soglia dei trent’anni. Un solo interrogativo, tra la rabbia e rassegnazione, si leva unanime da questo coro estemporaneo “Ma come facciamo ad andarcene da casa se il conto in banca dopo un mese d’affitto va in rosso?”. Le porte si chiudono, inizia l’ennesima selezione.
(Eleana Marullo)