Incontri. Prodi, Spencer Tracy che riporta speranza

Bisogna sedimentarlo. Sì, Romano Prodi, alla festa dell’Unità di Genova, richiede del tempo. Lasciarlo alle spalle. Scrivere di lui il giorno successivo è come guardare le diapo di una vacanza appena tornati. Sfuggono i dettagli. Romano Prodi è il campo base di un viaggio di cui alcuni ti hanno parlato: sorprendente e stremante. E’ la solitudine del leader. Inadeguati coloro che lo circondano, ma indispensabili. Perché Prodi esiste grazie alla struttura che lo sostiene, altrimenti parrebbe solo un pazzo solitario, come l’attore sospeso in Piazza De Ferrari sopra alla folla.


La sala Guido Rossa è piena all’inverosimile. La gente è incollata in piedi e spinge lungo i margini del ristorante che offre paella e crema catalana. Un cane occupa una sedia “sa ce la siamo portata da casa…”, si giustifica il padrone mentre il coro dei genitori della Daneo trattiene i presenti in attesa del leader.
Lo accoglie il ds Tullo: “abbiamo saputo incarnare la voglia di riscossa”, e il Sindaco Pericu: “Romano Prodi rappresenta i valori dell’unità”. Il presidente della provincia Repetto: “Durante il governo Prodi non abbiamo assistito né a condoni, né a interessi personali. Lui ci ha portato in Europa!”; e la Regione con Burlando: “Noi, questa classe dirigente, possiamo fare grandi cose! Sappiamo che sarà faticoso! Questa è una regione piccola, ma che ti darà un grande aiuto! Buon lavoro Romano!”. Prodi che, applauditissimo ripete “Restate seduti! Seduti!”, accarezza la folla quasi fosse lo Spencer Tracy di un vecchio film bianco e nero: valori, calore, etica buon senso. Il suo pullover beige e la cravatta rimandano alle riunioni domenicali di famiglia, pacchetto di paste, messa domenicale, condivisione di sogni e buone intenzioni.
Prodi pensa a New Orleans: “l’acqua ha fatto galleggiare la miseria… Scappate! E nessuno dice come e dove! Senza auto e senza autobus!”; è “il senso di essere soli di fronte alla vita e questo fa cambiare l’elettorato”. Sui ragazzi: “la prima cosa da fare è la ripresa economica attraverso il rilancio dei giovani. Dai venti ai trentacinque anni i nostri ragazzi sono considerati adolescenti!”.
Pensa a nuove generazioni che viaggiano, studiano all’estero, si confrontano con il resto del mondo. Ha a cuore la loro formazione e vuole investire. Ci sono i centri di ricerca di Genova nelle sue parole : “Voi”, esorta i rappresentanti del centro sinistra, “avete provincia, regione, comune e voi tre avete una responsabilità enorme verso coloro che sono lì!”; e indica il suo elettorato: “Erzelli, non Erzelli fate quel che cavolo volete!” ma raggiungete lo scopo. Nel suo programma c’è il porto genovese e l’estremo oriente per farlo lavorare e imprese asiatiche che tra pochi mesi avranno basi negli U.S.A. e in Europa. C’è “il mediterraneo al centro del mondo”. I cinesi, osserva, “vogliono un interlocutore, un potere politico e sindacale che gli garantisca che gli impegni vengano rispettati”. Ci sono ricordi amari, come l’incontro con un ministro cinese questa primavera: “Tante congratulazione per l’Ulivo…Mi dice proprio Ulivo… Poi esco e leggo da un’Ansa che l’Ulivo non si fa più…Uno rimane angosciato…”; e considerazioni su un governo, quello attuale che “ha scalzato la maestà della legge”. La maestà della legge. Adriano Sansa è tra i presenti. “Noi”, conclude Prodi, “dobbiamo dare il buon esempio! Sul costo dei parlamentari, delle regioni, voglio che la gente veda che c’è la condivisione dei problemi!”. Dare il buon esempio.
L’uomo che sussurrava ai cavalli.
(Giulia Parodi)