Festa de l’Unità. Parole di Piombo senza risposte
Per riuscire a capire il vero motivo che lo scorso 16 settembre aveva portato circa 100 persone a seguire il dibattito “ Le fasce deboli e il lavoro” nella seminascosta “Piazzetta Rodari” della Festa dell’Unità, si è dovuto attendere l’intervento di Giacomo Piombo, rappresentante della Consulta Regionale dell’Handicap e responsabile dell’Ufficio Handicap della CGIL, sommerso dagli applausi dopo che Lorena Rambaudi, assessore ai servizi Sociali del Comune di Savona e Mario Margini, assessore allo sviluppo economico e al lavoro del Comune di Genova, erano invece stati accolti con grande freddezza dalla platea.
Piombo spiega che la gente (operatori sanitari e sociali, parenti di disabili) è lì per capire cosa deciderà il Comune a proposito delle 400 “borse lavoro” prima cancellate, e poi prorogate fino alla fine di dicembre a seguito della dura reazione della Consulta per l’Handicap e degli operatori del settore.
Si tratta del sostegno economico (150 € al mese) ai disabili più gravi che vengono inseriti nelle aziende non come dipendenti, ma come “ospiti-lavoratori” allo scopo di raggiungere attraverso una esperienza di lavoro svolta in un ambiente normale una completezza di vita altrimenti impossibile.
Piombo dice: se mi batto per l’inserimento scolastico dei disabili, poi voglio che ne segua un percorso coerente per portare al lavoro. Non assistenzialismo, ma politiche del lavoro. Inserendo i disabili abbiamo arricchito la cultura nelle scuole, nei luoghi di lavoro, tra gli operatori, ed ora tutto questo rischia di essere azzerato. Chiede: se questi ragazzi non possono più andare nelle aziende dove li mettiamo? A casa? Oppure in centri di assistenza dove vi costeranno 90 € al giorno? Rivendica il diritto di questi ragazzi ad avere dei tempi più lunghi per sviluppare una loro autonomia e chiede l’apertura di un tavolo negoziale con Regione, Comune e Provincia.
Sotgiu (Camera del Lavoro) parla della politica rovinosa di Berlusconi, dei disastri della Legge Biagi “che ha cancellato i diritti per inseguire uno sviluppo che non c’è stato”, ma poi riporta le istituzioni locali alle loro responsabilità, e ribadisce la richiesta del tavolo di confronto. L’ultimo intervento (Patrizia Varis della CGIL Scuola) fa presente che tutte e tre le amministrazioni hanno ora un governo omogeneo: non ci sono quindi più spazi per nascondersi.
La cosa si fa difficile. Margini avanza una giustificazione (scontiamo anche le scelte fatte da Biasotti in materia di Formazione Professionale, le risorse sono state esaurite distribuendo soldi a pioggia …) che provoca una precisazione da parte di Lidia Prato della Provincia: la formazione delle fasce deboli da sempre compete a noi, e nonostante la riduzione delle risorse si mantiene di alta qualità.
Margini poi pronuncia una frase (… quando sento Piombo a volte sono d’accordo, a volte no, ma ha tanta carica per il riscatto del suo bambino …) che suona come il tentativo di neutralizzare il discorso tutto politico di Piombo riconducendolo e inchiodandolo all’interno della sua vicenda privata: singolare capovolgimento di uno storico slogan.
Tra goffe giustificazioni e cadute paternalistiche il tavolo “interistituzionale” viene tuttavia promesso.
Al termine il conduttore dà nuovamente la parola a Piombo che dice: il dibattito non tocca a me concluderlo, dovrebbero essere le istituzioni a farlo.
Ma l’assessore regionale è assente e concludere non può.
(Paola Pierantoni )